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sul tronco del braccio destro: Houdon
Il ritratto rappresenta, a mezzo busto in posa frontale, Napoleone I in uniforme da generale, completa di spalline e decorazoni appuntate sul petto, il collo stretto nella morsa del rigido colletto della giacca.
Questa realistica, seppur "nobilitata", immagine dell'imperatore, in linea con la rappresentazione ufficiale voluta da Napoleone e più volte riprodotta come arredo conveniente per le sedi ufficiali, amministrazioni e prefetture, in varie parti d'Europa. Il busto, in talune parti lacunoso, è stato recentemente restaurato da Michele Loberto in occasione dell'esposizione alla mostra triestina dedicata all’arte del periodo neoclassico (1990). Come già segnalato da due cataloghi del Museo (Civico museo Revoltella 1920; 1925), e quindi da Firmiani (1971, p.6), é possibile che l'opera provenga da Villa Murat a Trieste, dove un busto di Napoleone viene ricordato "presso il pianoforte" da Caprin (1891, p.265). Lo stesso studioso afferma che il ritratto "passò poi a Villa Vicentina", nella dimora di campagna di Elisa Baciocchi Bonaparte. IIl busto, con tutta probabilità, deve essere in seguito pervenuto nella collezione di Pietro Kandler - in una data anteriore alla sua morte, avvenuta nel 1872 - visto che il genero dello storico triestino, Nicolò Branchi (il quale lo donò al museo nel 1875) dichiara nel proprio testamento del 7 maggio 1784 che "tutti gli effetti che si trovano nella mia abitazione, come le suppellettili ed i mobili di casa, i quadri, la biancheria e l'argenteria, sono proprietà assoluta di mia moglie Giovanna Branchi nata Kandler, la quale li ebbe dalla sua famiglia" (cfr. Firmiani 1971, p.5). il busto in marmo di Houdon, conservato nel Musée National de Versailles (MV 1521; MR 2187). Rispetto a quest'ultimo sono da rilevare alcune differenze: il marmo é più piccolo del gesso in altezza, piedistallo escluso, di 1,5 cm.; nelle zone più scabre, come i capelli o le spalline, il gesso risulta assai meno definito; il rilievo di alcuni sottili particolari, come le asole dei bottoni o i bordi delle palpebre, appaiono molto più evidenti nella versione in marmo; altri particolari, come le cuciture dei baveri, nell'esemplare triestino sono tracciati più grossolanamente; sul fondo del gesso si vedono i resti di quattro perni in ferro che servivano probabilmente ad assicurare il busto ad una base fissa; la firma dell'artista, pur trovandosi sul moncone del braccio sinistro come nel marmo, é priva della "f." (= fecit) aggiunta al cognome dell'artista nel marmo di Versailles. E' possibile che l'aspetto "slavato" dell'esemplare in esame sia dovuto anche alle numerose ridipinture che lo hanno interessato, con lo scopo evidente di 'ripulire' l'opera imbiancandola. In conclusione, é verosimile che il gesso triestino sia meglio una derivazione dal marmo, piuttosto che il suo modello, mancando di quella 'freschezza' e di quella vitalità che caratterizzano solitamente la plastica houdoniana e presentando altresì alcuni indurimenti e minute semplificazioni che, in sé insignificanti, finiscono invece per pesare sulla qualità estetica dell'insieme. Va ricordata l'esistenza di un ulteriore busto in gesso di Napoleone, apparentemente identico, menzionato da Rèau e individuato da Firmiani nell'Hôtel George V di Parigi.
Museo Revoltella Trieste, Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004