in basso al centro nella cartella appesa alla colonna: AD
in basso al centro: 11
La stampa appartiene alla serie di diciassette bulini che Marcantonio Raimondi copiò dalle xilografie della "Vita della Vergine" di Albrecht Dürer. L'artista tedesco aveva disegnato e fatto intagliare la serie della Vita della Vergine, composta da venti incisioni xilografiche, in due momenti successivi, pubblicandole in volume nel 1511 con i testi poetici in latino del monaco benedettino Benedictus Chelidonius sul verso. Il frontespizio fu l'ultimo ad essere eseguito; due delle immagini della serie dureriana, Morte della Vergine e Assunzione e Incoronazione della Vergine recano la data del 1510, mentre le restanti diciassette incisioni, non datate, tra cui la Nascita della Vergine e la Presentazione di Gesù al tempio erano state già stampate e divulgate tra il 1502 e il 1505 all'incirca, o forse già a partire dal 1500. La serie copiata da Marcantonio Raimondi non comprende le due xilografie che Dürer realizzò per ultime; pertanto, il 1510 viene a costituire il termine ante quem per l'impresa incisoria del maestro italiano. Si ritiene, perlopiù, che Marcantonio Raimondi avesse eseguito le diciassette copie a bulino verso il 1505-1506, anche se non costituisce prova in proposito la data 1506 visibile nell’ “Annunciazione” e nell’ “Adorazione dei Magi” della serie da lui incisa, giacché essa viene giudicata dalla critica un’apposizione settecentesca. Secondo le notizie che dà Vasari nella “Vita di Marcantonio Bolognese e d’altri intagliatori di stampe” Dürer avrebbe fatto causa a Marcantonio, chiedendo giustizia al senato veneziano, perché Raimondi aveva copiato a bulino le sue xilografie, mantenendo anche la sigla AD del maestro. La presenza del monogramma di Dürer su tutte le diciassette lastre non deve far pensare che da parte di Marcantonio fosse intenzionale la contraffazione, né così doveva essere inteso da Vasari dal momento che, come è stato evidenziato, il verbo “contrafare” usato da Vasari non aveva connotazione negativa. Il fatto narrato da Vasari, non suffragato da documentazione, viene però ritenuto inattendibile o quantomeno da ridimensionare; per di più, nel riportare la vicenda, lo storico aretino cita la serie xilografica della “Piccola Passione” anziché quella della “Vita della Vergine”, intorno cui la questione era invece senz’altro sorta, come ormai unanimemente riconosciuto.
Bragaglia Venuti C., Schede, in Stampe del XV e del XVI secolo, Gorizia/ Torino 2011