INSEDIAMENTO ABITATIVO, secc. I a.C. - III d.C.

Oggetto
INSEDIAMENTO ABITATIVO - tracce di insediamento
Denominazione
casa Pahor
Localizzazione
Duino Aurisina (TS) Villaggio Del Pescatore
Cronologia
secc. I a.C. - III d.C.
Codice scheda
SI_873

Nei recenti anni '80, in occasione di lavori edilizi per la realizzazione del quartiere residenziale del Villaggio del Pescatore, vennero in luce alcune strutture antiche, solo parzialmente indagate attraverso trincee (scavi della Soprintendenza degli anni 1981-1982, 1989). Le trincee settentrionali (F e G) permisero di mettere in luce resti murari realizzati in conci di calcare allettati con malta, pertinenti ad un ambiente con pavimentazione in battuto ed ad almeno altri due vani ad esso adiacenti. I vani vennero realizzati sfruttando in parte il pendio, in cui furono ricavati dei terrazzamenti. Negli strati di crollo si attesta la presenza di mattoni per sospensurae e forse di una canaletta, nonché resti ceramici (terra sigillata italica, ceramica a vernice rossa interna, ceramica comune e anfore Dressel 6A e 6B, forse ovoidali adriatiche) e forme troncopiramidali di terracotta (divisori di fornace?), pesi di piombo per le reti, etc. Nel settore più a S-SO (saggio 4) furono intercettati (scavi 1989) due lacerti murari (realizzati in fasi diverse) con paramento in laterizio e riempimento a sacco in calcare, realizzati su un terrazzo inferiore. Uno dei due (0.60 m di spessore) era in connessione con un pavimento in cementizio a base fittile, inclinato (US 20, coperto da uno strato compatto US 21 e uno strato di distruzione US 22), i cui strati preparatori coprivano il secondo lacerto murario, rasato e scavato nel substrato a quota -2.5 m p.d.c.. In questo settore si denotava la presenza di fusaiole e di rari resti di fauna (poche ossa e più abbondanti conchiglie di Murex), nonché ceramica grigia e ceramica a vernice nera, generalmente ascrivibile a produzioni padane ed adriatiche, una lucerna cilindrica a vernice nera, anfore Lamboglia 2, sigillata nord-italica decorata, ceramica a pareti sottili, anfore Dressel 6A, 6B ed italiche forse a fondo piatto (Tempus 2001). Il termine cronologico più recente è rappresentato da rari frammenti di sigillata chiara A, rinvenuta nei livelli superficiali. Probabilmente di queste stesse strutture riferiva A.Puschi (CMSA Trieste, Archivio Puschi 2/11, “Lacus Timavi”. Elaborato II, Strade) in una sua nota: ".. laddove un quarto piano (Casa Pahor ?) giaceva sulla spiaggia e scendeva per buona parte di quel terreno, oggi coltivato a campi e vigneti, che staccandosi dall’erta costiera scendeva allora dolcemente a marina; ed oggi si confonde col paludo che le deposizioni del Timavo vanno formando lunghesso la costa…”. Nel sito si rinvennero ( “rinvenuti tra le rovine romane” secondo Puschi) anche frammenti di laterizi con bollo SPNILL- e VENILL-. Altri due saggi hanno permesso di identificare sacche di terra rossa con materiale dell'età del Ferro e di epoca romana.

I resti archeologici sono forse da attribuire alla pars produttiva di un complesso residenziale più vasto, che si sviluppava su terrazze fino alla riva, dove esisteva probabilmente un piccolo imbarcadero (?). La parte superiore di tale complesso potrebbe essere identificata nella cd. "Casa di Attila" (UT 4 A) della Banca dati "I siti costieri dell'alto Adriatico: indagini topografiche a terra e a mare", i cui resti mostrano stesso orientamento (N38°-128° Est). Già A. Puschi notava (CMSA Trieste, Archivio Puschi 2/11, “Lacus Timavi”. Elaborato II, Strade) : “… Da mezzogiorno compariscono altre rovine dalle quali si deduce che v’aveva un complesso di costruzioni disposte su tre ripiani prospettanti il seno del mare che viene detto Boccadin Novo (palazzo d’Attila, n.d.a.); laddove un quarto piano (Casa Pahor) giaceva sulla spiaggia e scendeva per buona parte di quel terreno, oggi coltivato a campi e vigneti, che staccandosi dall’erta costiera scendeva allora dolcemente a marina; ed oggi si confonde col paludo che le deposizioni del Timavo vanno formando lunghesso la costa…” “… (i resti) si protendono verso marina, ora paludo, ove cessata la roccia ripida il terreno va scendendo più dolce verso il mare. Anche qui mura, e nei campi resti di un pavimento a spiga. Muri da maestro a scirocco, e (l’edificio) giungeva alla spiaggia del mare, ove si rinvennero grossissimi strati di calcestruzzo forse destinati a rivestire località di bagni o serbatoi d’acqua…”. In base al materiale ceramico rinvenuto, si può datare l'occupazione del sito tra il I secolo a.C. e il III d.C.

BIBLIOGRAFIA

Auriemma R./ Degrassi V./ Donat P./ Gaddi D./ Mauro S./ Oriolo F./ Riccobono D., Terre di mare: paesaggi costieri dal Timavo alla penisola muggesana, in Terre di mare. L'archeologia dei paesaggi costieri e le variazioni climatiche, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Trieste, 8-10 novembre 2007), Trieste - Pirano 2008

Degrassi A./ Ventura P., Le ville del "Lacus Timavi", in Tempus edax rerum, "Il tempo che divora ogni cosa" (Ovidio, Metamorfosi, 15, 234). Roma e il Timavo. Appunti di ricerca, Duino Aurisina 2001