INSEDIAMENTO ABITATIVO, secc. I a.C. - V d.C.

Oggetto
INSEDIAMENTO ABITATIVO - villa
Denominazione
insediamento di Stramare
Localizzazione
Muggia (TS) Aquilinia
Cronologia
secc. I a.C. - V d.C.
Codice scheda
SI_871

Il sito è conosciuto a partire dalle testimonianze di M. Peracca, che nel 1939, nei terreni della villa Demarchi, portò alla luce una canaletta in cotto, varie strutture murarie e materiali archeologici (tessere musive, marmi, intonaci policromi, ceramica comune, ceramica grigia, ceramica apula, anfore, sigillata aretina, monete da Augusto a Valentiniano). Successivamente, con gli scavi della Soprintendenza diretti da D. Cannarella negli anni '60, si rinvenne un vano (15,80 x 11,80 m) scavato per oltre 1 m nel flysch con pareti a facciavista interna in blocchetti regolari di arenaria, colmato da pietrame, calcinacci, tessere e ceramica di età romana. Nell'angolo N-E si notava "un piccolo vano (0.40 x 0.50 m) coperto da grandi tavelle di cotto", che interessava il solo spessore della muratura (una sorta di nicchia); nel lato opposto "due tegole semicircolari combacianti (sic)… quasi al livello di una sorta di pavimento formata da alcune piastre che poggiano direttamente sul crostello". La presenza di “olle e vinari”, nonché di un centinaio di anelloni fittili (supporti per grandi vasi?) venne pure attestata nella zona. Nei terreni di riporto - frutto di operazioni belliche – tornarono in luce numerosi frammenti pertinenti a vasi in terra sigillata italica e norditalica (liscia e decorata), con un ampio repertorio di forme e bolli (pubblicati in parte da Maselli Scotti 1977, successivamente nel catalogo del Museo Archeologico di Muggia del 1997 e nuovamente revisionati nel corso del Progetto Interreg). Particolarmente significativi sono gli esemplari di Sariusschalen e di Acobecher, gli esemplari di sigillata italica liscia con bolli di C. Annius, Auctius, Avillius, C.Sertorius Ocella, Galata Luci Umbrici, C. Philologus Umbricius, e gli esemplari di sigillata norditalica liscia con bolli di Agatho, Artorius, Publius Attius, Chili(us?), Severius Serus, quasi tutti attestati anche ad Aquileia. Sempre negli interventi della Soprintendenza del 1964 venne effettuato un sondaggio, che permise di attestare sulla spiaggia antistante (fino a due metri di profondità dal piano di campagna) un deposito con grande concentrazione di frammenti fittili, databili tra età repubblicana e tarda antichità. Furono scoperti il muro di sostegno del primo terrazzo e una seconda struttura muraria larga 4 m realizzata con filari di conci squadrati che “sembrano formare due gradini di discesa verso il mare con un rompitratta segnato da tavelle in cotto”. Sulla riva ancora sono visibili resti murari (descritti dalla Piani) in asse con la linea di costa, cui si addossano i riporti marnosi ricchi di materiale fittile romano (ceramica grigia di ascendenza venetica - la coppa con graffito venetico TULVIS del I sec. a.C. -; particolarmente documentata è la coppia mortaio - tipo IV, in regione scarsamente diffusa: ceramica a vernice nera; lucerne; sigillata aretina; norditalica; africana; monete di Aureliano; pesi da rete; vasellame metallico e vitreo; anfore italiche, africane, orientali; laterizi; frammenti di lastre marmoree; ceramica comune; embrici, tegole, tavelle). Si tratta di due strutture perpendicolari a 3 m dal mare (la Piani documentava una distanza di 8 m ca); le più recenti ricognizioni hanno verificato che la struttura E-O si conserva solo per un breve tratto, mentre quella N-S sembra continuare verso N almeno con il primo corso sopra la risega (aggettante di ca. 0.15 m). L'approfondimento, giunto fino alla quota di risega, non ha messo in evidenza alcun piano pavimentale, sebbene fino agli anni '70 si vedesse un pavimento in cubetti di cotto in relazione alle strutture. Tra i materiali sono documentati frammenti di laterizi (tegole e coppi), di anfore (l’orlo di un’anfora Tripolitana della prima età imperiale, una spalla di anfora italica, frammenti di anfore africane tardoantiche), ceramica fine da mensa, un frammento di lastra marmorea, probabilmente nella stessa area in cui si collocano i rinvenimenti di Stener negli anni '70. Inoltre, altre evidenze si trovano sotto il livello del mare.

Il sito deve essere probabilmente interpretato come una villa litoranea di alto livello, considerando il grande quantitativo di materiale attribuibile alla pars residenziale e i più sporadici materiali attribuibili alla pars produttiva. In base all'analisi dei materiali si data l'occupazione della villa tra la metà del I a.C. sino a tutto il II d.C., con una fase successiva di occupazione del sito fino al V d.C. La villa doveva svilupparsi su più terrazze subito sulla riva, tra loro collegate attraverso delle rampe, come accade anche in altri complessi residenziali della zona (Auriemma, Karinja 2008, p. 130). Il lungo periodo di vita che ha interessato il sito è testimoniato forse anche da evidenze protostoriche (cui si potrebbero riferire alcune strutture sommerse, che attesterebbero una vocazione marittima del sito già prima dell'età romana). Sono note, inoltre, anche alcune sepolture (il posto era conosciuto nell'800 per il rinvenimento di tombe romane: Peracca 1968). Secondo Maselli Scotti, invece, le evidenze sarebbero da attribuire a un deposito commerciale nell'ambito di una più ampia rete, che vedeva Aquileia come "grande centro di smistamento": quasi tutti i figuli che compaiono a Stramare sono presenti infatti anche ad Aquileia" (in particolare si veda il caso di Agatho, la cui produzione sembra seguire una direttrice adriatica che, partendo da Forlì, Russi, Ravenna, giunge ad Aquileia per poi dividersi in due diramazioni - una verso sul Norico e la Pannonia, l'altra sulle coste adriatiche orientali: Maselli Scotti 1977). La sua interpretazione segue quella di Peracca che pensava all'esistenza di horrea (Auriemma, Karinja 2008, p. 130). L'osservazione di un dettaglio della stratigrafia sopravvissuta allo sbancamento della raffineria Aquila (luglio 1988) mostra la presenza di strati collegabili ad attività produttive, che presupponevano sorgenti di calore per la combustione della legna e fasi di riscaldamento sino alla calcinazione degli aggregati minerali.

BIBLIOGRAFIA

Auriemma R./ Degrassi V./ Donat P./ Gaddi D./ Mauro S./ Oriolo F./ Riccobono D., Terre di mare: paesaggi costieri dal Timavo alla penisola muggesana, in Terre di mare. L'archeologia dei paesaggi costieri e le variazioni climatiche, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Trieste, 8-10 novembre 2007), Trieste - Pirano 2008

Civico Museo, Il Civico Museo Archeologico di Muggia, Trieste 1997

Župancic, M., Contributo alla topografia archeologica dell’Istria nord-occidentale, in Atti, Centro di Ricerche Storiche. Rovigno, Trieste – Rovigno 1989-1990, XX

Piani P., Strutture portuali romane di Stramare di Muggia (Trieste), in Archeologia Veneta, 1981, 4

Maselli Scotti F., "Terra sigillata" a Stramare, in AMSIA, 1977, LXXVII

Peracca M., Mostra protostorica e romana di Muggia, Muggia (TS) 1968

Cannarella D., Un porto e magazzini romani negli scavi archeologici di Stramare, in Adriatico, 1965, 3-4