Ville romane del territorio di Trieste

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Ville romane del territorio di Trieste

Sono numerose le tracce archeologiche riconducibili a ville di epoca romana nel territorio circostante la città di Tergeste; si trattava di complessi suburbani, generalmente dotati di un quartiere residenziale e di ambienti a vocazione produttiva.

La maggior parte dei siti che possono essere riconosciuti con maggiore sicurezza come villae (all'incirca una cinquantina) si colloca sul litorale, tra Duino e Muggia. Altre “concentrazioni” si notano lungo il corso del rio Ospo risalendo verso l’entroterra, nell’area dell’attuale città di Trieste e nel comune di San Dorligo della Valle, nonché nei pressi dei luoghi di estrazione della pietra di Aurisina.

L’affaccio sul mare era certamente un elemento di prestigio per i proprietari, garantiva la salubrità dell’ambiente e offriva un panorama gradevole; allo stesso tempo, la vicinanza alla costa rappresentava un importante requisito logistico per lo sfruttamento delle risorse del mare (pesca, allevamenti ittici...), per le comunicazioni e per il trasporto dei beni prodotti (o lavorati) nella villa stessa, come dimostra anche la frequente presenza di piccoli approdi.

Per analoghi motivi, in alternativa alla costa le ville si disponevano lungo i corsi dei fiumi e degli assi stradali. Ne sono un esempio gli insediamenti del lacus Timavi, un vasto bacino lagunare lambito dalla via che collegava Aquileia a Tergeste, oltre che da una diramazione diretta verso la via Aquileia–Iulia Emona (Lubiana); similmente, gli insediamenti del rio Ospo gravitavano lungo il percorso stradale di collegamento tra il mare e l'entroterra istriano, attraverso la valle fluviale. 

Lungo il corso del Timavo

Il corso del fiume Timavo era ben noto già in età antica: Plinio e Strabone lo ricordano come un’area di intensa occupazione, con un importante luogo di culto e uno scalo portuale, nonché come luogo di produzione di un famoso uvaggio. Tuttavia, le attività antropiche di epoca moderna hanno di molto modificato l’aspetto di quest’area, determinando l’avanzamento della linea di costa e facendo scomparire l’originario sistema lagunare (il lacus Timavi) che lo doveva caratterizzare in antico.


 

Il cd. palazzo d'Attila e casa Pahor

Il complesso sorge sul pendio alle spalle del Villaggio del Pescatore, in posizione dominante sulla baia del "Boccatino" e prospicente il corso del fiume Timavo. Oggi si conservano alcuni tratti delle strutture pertinenti alle terrazze a strapiombo sul mare (ancora alla fine dell’800 l’acqua doveva giungere fin sotto la scogliera, come si nota da alcune immagini fotografiche dell’epoca). Degli ambienti residenziali sul terzo livello, in posizione più elevata, rimangono resti delle pavimentazioni. Sul lato occidentale del complesso, un sentiero tagliato nella roccia portava verso il mare e verso fonti di acqua potabile. È possibile che questo sito sia da identificare come parte di un più vasto impianto edilizio, di cui avrebbero fatto parte anche le strutture limitrofe di Casa Pahor. 
Infatti, in occasione dei lavori di ampliamento del complesso del Villaggio del Pescatore, qui furono rinvenuti resti di muri e pavimenti, insieme a molti frammenti di ceramica sigillata, pesi da telaio e murici. Dopo indagini parziali, le evidenze archeologiche furono reinterrate e, attualmente, giacciono sotto il complesso residenziale moderno. 
L'insediamento si configurava con ogni probabilità, dunque, come un’imponente villa su terrazze, caratterizzata da una pars residenziale in posizione elevata (palazzo d’Attila) e da una produttiva posta più a ridosso della costa (casa Pahor). Una sorta di pavimentazione inclinata ha lasciato ipotizzare che esistesse anche un piccolo imbarcadero. 

 

La villa del Randaccio

Si tratta di uno dei pochi casi in cui ci siano pervenuti resti consistenti delle strutture della villa romana, visibili all’interno del Parco dell'Acquedotto "G. Randaccio" a Duino. Realizzata sulle pendici dei rilievi in prossimità del corso del Timavo, la villa era distribuita su tre terrazze e conobbe un lungo periodo di vita, compreso tra il I secolo a.C. ed il IV secolo d.C. Sono stati identificati almeno 40 ambienti, alcuni dei quali scavati direttamente nella roccia. Il settore abitativo vero e proprio era caratterizzato da vani in parte affacciati su un porticato, pavimentati con mosaici a motivi geometrici. La parte produttiva conservava pavimenti meno raffinati e tracce di dolia interrati. La pianta subì modifiche nel momento in cui venne creato un settore a ovest con vani riscaldati (terme) e, nell’ultima fase, quando si realizzarono due vasche circolari nel settore meridionale.

Lungo la costa da Sistiana a Grignano

La presenza di piccoli approdi privati sembra caratterizzare gran parte delle residenze private lungo la costa tra Sistiana e Grignano. Esse si disponevano su piccoli pianori o su lingue di terreno pianeggiante. 

 

Le ville di Cedas e di Grignano 

Le strutture della villa di Cedas - forse pertinenti ad ambienti termali - si collocano in prossimità del porticciolo omonimo e vicino a un ruscello di acqua dolce. 
La residenza fu in uso nel I secolo a.C. e subì un restauro nel II secolo d.C., similmente a quanto accadde anche nella vicina villa di Grignano: qui, su un’area molto vasta, sono stati rinvenuti materiali attribuibili ai vani della pars residenziale, come frammenti di marmi policromi e di mosaici pavimentali. 
Secondo alcuni studiosi, allo stesso complesso appartenevano anche i resti rinvenuti alle spalle delle stalle arciducali di Miramare (scheda SI 865), comprendenti lacerti di mosaici e frammenti di colonne.

 

La villa di Canovella

Anche questa residenza doveva essere dotata di un piccolo approdo. L’edificio, strutturato su terrazze a ridosso della costa, era stata realizzato su un pianoro, dove ancora oggi si pratica la coltivazione di viti ed ulivi. Si stima che la sua superficie arrivasse a coprire 200 mq; gli ambienti residenziali erano caratterizzati da decorazioni di pregio in marmi colorati e da pavimenti in mosaico. Un altro settore della villa (quello produttivo) conservava i resti di 5 dolia interrati ed ha restituito anche monete e frammenti di anfore.

 

La villa di Barcola

Le ville romane della costa triestina potevano raggiungere livelli di lusso molto elevati, come dimostra questa dimora. Scoperta alla fine dell'800, rivelò una pianta molto vasta, organizzata in padiglioni ed ampliata e modificata in più fasi, con diversi ambienti aperti sul mare e (probabilmente) con una piccola banchina o approdo privato. Agli arredi della villa apparteneva una pregevolissima statua di atleta, oggi conservata presso il Civico Museo di Storia ed arte di Trieste, insieme con altri materiali archeologici provenienti dal sito.

La penisola muggesana

Le condizioni ambientali favorevoli alle coltivazioni e la presenza del rio Ospo, che sfocia nella parte più interna della baia di Muggia, costituirono requisiti importanti per determinare le scelte insediative in questo territorio, già da età preromana.

 

La villa di Stramare

I resti di una lussuosa villa litoranea, in parte sommersi, si possono rintracciare su un porticciolo privato nei pressi delle Raffinerie di Aquilina. Sulla spiaggia si notano ora alcuni allineamenti di muri perpendicolari alla linea di costa, mentre il sito ha restituito un gran quantitativo di materiale archeologico (ceramica fine da mensa, monete, pesi da rete, vasellame metallico e vitreo, anfore, laterizi, lastre marmoree), tanto da far ipotizzare la presenza nel luogo di un’officina ceramica.

 

Gli insediamenti presso il rio Ospo

Sul promontorio che tutelava ad ovest, in posizione avanzata, la foce dell’Ospo, nella località di Mazzarei, si può posizionare con buona sicurezza una residenza di alto livello, a giudicare dai resti di decorazioni pavimentali e parietali, nonché dai ritrovamenti di ceramiche fini da mensa. Poco lontano verso est, in località Teglada, si segnalano altre evidenze, probabilmente da attribuire allo stesso complesso, pertinenti alla pars residenziale e a quella produttiva della villa. Altri siti si attestano lungo il corso dell’Ospo, verso il confine con la Slovenia, disposti sui rilievi prospicenti il fiume: l'insediamento di Farnei e la villa di Vilovšce.

 

 Per approfondire:

  • F. FONTANA, La villa romana di Barcola, A proposito delle villae maritimae della Regio X, Roma 1993.
  • Tempus edax rerum, "Il tempo che divora ogni cosa" (Ovidio, Metamorfosi, 15, 234). Roma ed il Timavo: appunti di ricerca, a cura di V. DEGRASSI, A. GIOVANNINI, Duino-Aurisina (TS) 2001.
  • Terre di mare - L'archeologia dei paesaggi costieri e le variazioni climatiche, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Trieste, 8-10 novembre 2007), a cura di R. AURIEMMA, S. KARINJA, Trieste-Pirano 2008.