L'edificio, a pianta rettangolare, si eleva su tre piani ed è composto secondo lo stile delle ville venete. La facciata principale è tripartita, chiusi ai lati da conci in bugnato e con la parte centrale leggermente aggettante su pochi gradini. Al piano terra l'ingresso, a bugnato, avviene attraverso una porta ad arco con mascherone in chiave, affiancata da due finestre sempre ad arco a tutto sesto. Il salone del piano nobile è connotato da una serliana, con l'apertura centrale sormontata da timpano triangolare e affaccio su un balcone con balaustra in pietra retto da modiglioni a volute. Il primo piano presenta le finestre laterali con timpani triangolari, mentre quelle del piano terra hanno cornici lineari sporgenti e specchiature sottodavanzale. La chiusura del corpo centrale è costituita da un'edicola, con timpano triangolare, che reca al centro lo stemma dei Chiozza, raccordata da volute ai due pinnacoli laterali. Il ritmo della facciata è scandito dalle fasce marcapiano e dalle cornici di collegamento tra le finestre. L'ultimo piano con aperture quadrate, veniva utilizzato come granaio. La linea di gronda è marcata da una cornice a dentelli. Nel prospetto posteriore, la parte centrale è arretrata e vi si accede da un piano rialzato con balaustra. Il salone del primo piano affaccia su tre finestre con arco a tutto sesto. La villa è stata recentemente restaurata mantenendo tutti i suoi elementi caratteristici. All'interno sono stati recuperati gli stucchi e gli affreschi che impreziosiscono le stanze. L'organizzazione degli spazi è quella propria dei palazzi veneti con salone passante centrale e stanze ai lati. Uno scalone laterale dà accesso al piano superiore. Il parco, unico in regione per estensione, è di tipo all'inglese con piante rare. L'area limitrofa la villa è piantumata con piante ad alto fusto, come carpini bianchi, cedri deodora, farnie, pioppi cipressini, palme e abeti. Una serra in acciaio e vetro ospita specie esotiche di pregio.
La villa, immersa in un grande parco e circondata dalla campagna, divenne proprietà del barone Antonio Kircher di Valonghino nel 1821 e, successivamente, della figlia Teresa Chiozza. Nel complesso abitò Luigi Chiozza, celebre chimico, che sperimentò nei suoi terreni un sistema di produzione tecnologicamente e economicamente avanzato rispetto al sistema promiscuo tradizionale. La tenta rimase di proprietà della famiglia Chiozza fino agli anni Trenta del Novecento, quando venne acquistata prima dai Merc e poi dai Cattaruzza. Durante la seconda Guerra Mondiale fu sede del Comando delle Truppe Armate dell'Est e attualmente è di proprietà della Regione FVG. Il corpo padronale, costruito nel XVIII, venne ristrutturato nel 1904 su progetto dell'architetto Giorgio Polli che gli diede l'aspetto attuale.
Il corpo dominicale presenta strutture portanti in laterizio e pietra; solai in legno; coperture in legno con manto in coppi; finiture in pietra naturale ed artificiale; serramenti in legno e ferro.
Ville venete, Ville venete: la Regione Friuli Venezia Giulia, Venezia 2005
Zoppè L., Ville del Friuli e della Venezia Giulia, Milano 2000
Villa Chiozza, Villa Chiozza, Maniago (PN) 1974
Someda de Marco C., Ville friulane, Treviso 1954