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Complesso a forma di quadrilatero, chiuso da un recinto e con corte interna trattata a giardino: al corpo gentilizio di due livelli più sottotetto, situato a nord- ovest, si raccorda una lunga barchessa, terminante in una torretta, una serie di rustici minori e, leggermente staccato, un oratorio. Corpo padronale: in facciata sono da notare la porta d'ingresso con incorniciatura in pietra e, al piano nobile, le tre porte finestre che danno luce all'elegante salone. A quest'ultimo si accede attraverso una scala in pietra posta alla sinistra della sala sottostante. Barchessa: Termina in una torretta neogotica, ben visibile per le sue dimensioni dalla campagna retrostante. Da metà Ottocento fu utilizzata per l'allevamento dei bachi da seta. Annessi rustici: Ai rustici che presentano una decorazione affrescata esterna di tipo geometrico si collegano i locali usati come cantine, un corpo allungato oggi adattato in parte a residenza e in parte a capanno degli attrezzi. Oratorio: Questa chiesetta, voluta da Alessandro Ornedo alla fine del XVI secolo e dedicata a sant'Antonio, si lega a sud-est all'edificio delle ex cantine per mezzo di un recinto su cui si apre il portale d'ingresso con cancello in ferro battuto. Giardino: Nella mappa redatta nel Settecento dal pubblico perito Isidoro Filonico, sono visibili le piccole canalizzazioni di acqua corrente che ancora oggi circondano la villa e il giardino interno.
La famiglia di origine trevigiana si stabilì prima a Motta di Livenza, per giungere – nella seconda metà del XVI secolo – a Pordenone dove, impegnata in magistratura, si distinse per l’influenza svolta nella vita pubblica della città, assumendo importanti cariche civiche. I nobili Policreti giunsero a Ornedo nel 1570 nella persona di Antonio che fu l’artefice della casa madre. Con i suoi figli la casata si divise in due rami: Giovanni Maria fu capostipite della famiglia di Castello, Alessandro di quella di Ornedo, artefice della chiesetta di Sant’Antonio in Ornedo. Il complesso, situato in area pedemontana e quindi fuori dal centro abitato, ha subito dei rimaneggiamenti nel corso dei secoli, ma non è stato alterato nell'impostazione e rispecchia il criterio austero delle ville-fattoria del Cinquecento. L'intera struttura si presenta come un compromesso tra le particolari caratteristiche delle residenze nobiliari friulane successive alla fase "castellana" e il curato disegno complessivo dei volumi e delle graziose facciate derivato dalla tradizione veneta. Una importante fonte figurativa per il complesso è la mappa redatta nel Settecento dal pubblico perito Isidoro Filonico, in cui sono leggibili alcune modifiche forse mai attuate, come il timpano classicheggiante sul corpo padronale.
Ville venete, Ville venete: la Regione Friuli Venezia Giulia, Venezia 2005