Villa Menegozzi, Brazzoduro, Carraro, Aviano

Localizzazione
Aviano (PN)
Oggetto
villa
Denominazione
Villa Menegozzi, Brazzoduro, Carraro
Altra denominazione
Villa Menegozzi, Brazzoduro, Carraro
Autore
attr.
Ambito culturale
maestranze appartenenti alla cerchia massariana
Uso storico
abitazione padronale - depositi - annessi rustici
Uso attuale
uffici
Codice scheda
A_3630
Iscrizioni

Complesso costituito da corpi di fabbrica senza soluzione di continuità: la residenza padronale, con corpo centrale su tre piani e ali laterali più basse e leggermente arretrate, collegate al primo tramite due corpi minori, una lunga barchessa a ovest, a cui si attacca ortogonalmente a nord un fabbricato preesistente, e un annesso dalla parte opposta; nella corte interna così creata trova posto un giardino all'italiana, mentre a nord si sviluppa un piccolo parco delimitato da un muro in sasso, in cui si trova una piscina ovale all'ombra di alberi ad alto fusto. La villa incorporò le antiche strutture di una precedente costruzione, nota, come si rileva dalla copia moderna di una mappa settecentesca di Gian Maria Filonico, con il nome di "casa di Tadea" (dal nome della proprietaria, Tadea Menegozzi), e l'ala immediatamente a nord, tuttora esistente, ma non rilevata nella mappa, che si concludeva ad angolo con una torretta cinquecentesca, utilizzata anticamente come colombaia e poi come bachificio. Questa costruzione, lunga circa trenta metri, presenta un prospetto piuttosto severo, con fasce marcapiano e ritmato dalle aperture dei fori "alla veneta". Di proprietà del Comune di Aviano, ancora non è stato destinato ad alcun uso. Il corpo principale presenta uno sviluppo planimetrico simmetrico secondo gli schemi della villa veneta: il salone centrale ha doppia altezza, arricchito dallo scalone monumentale, e vani accessori che vi si affacciano. Una delle due stanze al piano terra della residenza che si affacciano sulla piazza, è utilizzata come sala della musica. Questa, come l'altra, la sala da ricamo, è finemente decorata. La volumetria si eleva di un piano sopra le ali determinando la tipica conformazione di villa veneta con facciata timpanata. Al piano terra l'ingresso principale è arricchito dalla presenza di quattro paraste con capitello dorico semplificato, che reggono la trabeazione su cui si imposta la balconata balaustrata del piano nobile. La faccia è scandita da aperture simmetriche con profili in pietra e culmina con statue settecentesche. Annesse al corpo principale due barchesse, una più lunga a ovest, a cui si attacca ortogonalmente a nord un fabbricato preesistente probabilmente rinascimentale, terminante in una piccola torre a pianta quadrata anticamente utilizzata come colombaia, poi come bachificio, e una più corta dalla parte opposta. Attualmente il complesso della villa è di proprietà privata, mentre il parco è stato recentemente espropriato dal Comune.

La costruzione della villa può essere fatta risalire alla metà del XVIII secolo; fonti cronachistiche avianesi, riportano che il cantiere rimase attivo per circa dieci anni. Non si hanno certezze sul progettista; è probabile la presenza di maestranze appartenenti alla cerchia massariana, forse a Bernardino Maccarucci o agli Andrioli. C’è chi sottolinea la matrice veneta dell’impianto, proponendo un accostamento all’operato del trevigiano Francesco Riccati, ma si può pensare a un semplice rapporto “di consigli” tra l’architetto e l’amico Giovanni Menegozzi committente del Riccati per alcuni lavori nel vicino duomo. I Menegozzi, una delle famiglie più in vista di Aviano almeno dal Cinquecento, si impegnarono infatti, a partire dal Settecento, nel progetto di riqualificazione urbana della piazza attorno alla pieve di San Zenone, nei dintorni della quale possedevano diversi immobili, e alla costruzione del Duomo (1770-1832). La settecentesca mappa della piazza redatta da Gian Maria Filonico, oggi perduta ma pervenutaci in una copia moderna, riporta il disegno degli assi viari su cui si imposta l’abitato. Secondo il disegno i Menegozzi possedevano parecchi immobili e palazzi: oltre alla casa madre affacciata su via Garibaldi (oggi villa Dian), anche un palazzo, collocato davanti alla chie- sa, caratteristico per le tre arcate; una proprietà lun- go la roggia (ora via Roma) che confinava con la pa- lazzina dei Redolfi, e infine, alle spalle della chiesa leggermente discosto dalla strada, un semplice caseggiato a due piani che nel disegno risulta fiancheggiato sulla sinistra da un imponente cancello d’ingresso ad arco e sulla destra da una piccola costruzione staccata. Il complesso è chiamato “casa di Tadea”, dal nome della nobile proprietaria: Tadea Menegozzi. Tra il 1740 e il 1750 i Menegozzi acquistarono dai conti Ferro, oriundi veneziani, la “casa di Tadea” e l’ala a nord, tuttora esistente ma non rilevata nella mappa, che si concludeva ad angolo con una torretta cinquecentesca. La casa è ciò che dopo la ristrutturazione, incorporando le antiche strutture nel nuovo edificio, diverrà il palazzo più importante della famiglia e del paese.

Il corpo monumentale è prospiciente la piazza del paese, le barchesse si prolungano verso Nord, quella a Ovest,molto più sviluppata, va a congiungersi con gli edifici più antichi, con la palazzina Ferro, del sedicesimo secolo, che si presume fossero il nucleo originario della proprietà Menegozzi.

BIBLIOGRAFIA

Ville venete, Ville venete: la Regione Friuli Venezia Giulia, Venezia 2005

Bergamini G., Friuli Venezia Giulia. Guida artistica, Gemona del Friuli-Novara 1990

Dove si trova