Villa Varda, Brugnera

Localizzazione
Brugnera (PN) Varda
Oggetto
villa
Denominazione
Villa Varda
Altra denominazione
Villa Mazzoleni, Negri, Amalteo, Giacomuzzi Caine, Morpurgo de Nilma
Uso storico
abitazione - rurale
Uso attuale
espositivo - eventi culturali
Codice scheda
A_3634

Complesso immerso in un vasto parco e composto dal corpo padronale rettangolare di tre piani, con più basse ali laterali, da un oratorio ad aula unica con corpo rettangolare addossato, da un mausoleo, da una serra, da una ghiacciaia e da vari annessi rustici, tra edifici isolati e aggregati. L’accesso avviene da sud lungo un percorso, definito dall’asse centrale della villa, che attraversa il giardino d’onore e prosegue poi sul retro, collegando visivamente l’edificio padronale al fiume, con una scalinata che asseconda in modo suggestivo il pendio del terreno verso il Livenza. Un parco di 18 ettari, limitato dal fiume in tutta la sua parte superiore, circonda l’edificio dominicale, alternando ampie aree prative con alberi ad alto fusto, disposti in viali o raccolti in boschetti. L’edificio padronale si eleva per tre piani nel corpo centrale, attraversati da saloni passanti con due vani per ogni lato. Morpurgo, procedendo all’intera riorganizzazione della villa, aggiunse le ali laterali a due piani, in modo che il piano terra ospitasse le stanze di servizio, la biblioteca e la sala da musica, e destinando il primo piano alle camere per i residenti e gli ospiti. Sui prospetti principali, quello meridionale con l’accesso e quello settentrionale verso il fiume, l’asse centrale del corpo seicentesco è segnato da portali ad arco affiancati da una coppia di finestre a formare delle serliane, e due finestre per ognuno dei vani laterali; l’accesso sul prospetto principale è sottolineato anche da una pensilina in ferro; L'edificio è coronato da un fregio che richiama le decorazioni delle aperture sottostanti. Le ali laterali si pongono in continuità con lo schema compositivo delle facciate del corpo centrale, raccordandosi a esso anche mediante l’apparato decorativo, ovvero con la continuazione delle cornici marcapiano, che collegano architravi e davanzali di tutte le aperture, formando un arco a tutto sesto, anche quando le finestre sono architravate. Il piano terra doveva ospitare le stanze di servizio, la biblioteca e la sala della musica, il primo invece le camere per i residenti e per gli ospiti. Gli annessi rustici, disposti in modo da formare una corte interna e usati per le esigenze relative alla gestione agricola e come abitazioni per i coloni, sono dovuti alla riorganizzazione di fine Ottocento dei Morpurgo, andando a sostituire un lungo edificio preesistente. Questi annessi sono stati recentemente interessati da un intervento di consolidamento strutturale. Barchessa: Edificato all'inizio dell'Ottocento (è assente da una mappa militare napoleonica del 1791-1805, mentre è presente in un catasto austriaco del 1830-1850) e rimaneggiato nel secondo dopoguerra, in origine doveva essere una cantina, da cui il nome di "canevon" con cui era conosciuto. Successivamente fu destinato a stalla, con l'aggiunta di alcuni corpi. L'edificio è stato restaurato ed è stato riportato alle linee originali, ripristinando anche l'annesso "giardino delle rose"; è ora sede di concerti da camera, conferenze e piccole mostre. Oratorio: Disposto in posizione isolata ad est del parco, questo oratorio, proprietà del Seminario Diocesano Di Concordia - Pordenone, fu costruito nel 1670 su commissione di Fabio Mazzoleni e dedicato alla Vergine del Carmine; durante gli interventi sulla tenuta di fine XIX/inizi XX secolo, fu restaurata in forme neogotiche dall'architetto Domenico Rupolo di Caneva. In facciata presenta un portale archiacuto sormontato da una finestra quadrilobata e inquadrato da due lesene con gli stemmi delle famiglie Morpurgo e Colonna di Stigliano; le statue della Vergine e degli angeli sono posti a coronamento della facciata. Il campanile, a pianta ottagonale con copertura a pigna, è decorato da archetti pensili. Serra: utilizzata piuttosto come veranda e salotto all'aperto, è a cinque arcate vetrate sul prospetto principale e due sui lati, impostate su un basamento con gradini e coronate da una balaustra. Torre/ghiacciaia: la torre che sovrasta la ghiacciaia, posta in un'area boschiva del parco, fu realizzata in mattoni con contrafforti alla base, conci angolari e mensole in pietra, e conclusa da una merlatura. Mausoleo: tempietto con quattro colonne doriche sormontate da un timpano, disposto su un leggero rilievo del terreno; fu costruito per accogliere le tombe dei Morpurgo.

Dalla fine del Cinquecento è presente a Varda la nobile famiglia Mazzoleni, condotta qui da Parma per interessi nel commercio veneziano, e che in quell’epoca avevano comprato dai conti di Collalto molte aree agricole (Trame, 1988); in un primo tempo i Mazzoleni abitavano nel castello di Brugnera – essendo i Collalto legati ai conti di Porcia attraverso dei matrimoni – ma presto trasferiscono la loro residenza a “villa Varda”: fra il 1610 e il 1620 infatti realizzarono l’edificio padronale. Nel 1691, alla morte di Fabio Mazzoleni, l’ultimo della casata, le proprietà passano per eredità alla famiglia veneziana Negri, che la cedono alla famiglia Amalteo di Oderzo all’inizio dell’Ottocento già in discrete condizioni, tanto che il complesso viene di nuovo venduto nel 1853 a Maria Giacomuzzi Caine, e ancora nel 1870 a Carlo Marco Morpurgo de Nilma appartenente a una ricca famiglia di imprenditori ebrei triestini; questi investe fortemente sul complesso ormai degradato, aggiungendo le due ali laterali al corpo centrale della villa, acquisendo ulteriori terreni nell’intorno e procedendo alla costruzione di altri annessi rustici, fino a definire il complesso nella sua attuale composizione. In occasione dei lavori avviati sull’intero complesso, venne restaurata in forme neogotiche dall’architetto Domenico Rupolo di Caneva anche la chiesa della Vergine del Carmine, edificata nel 1670 da Fabio Mazzoleni. Il periodo favorevole per il complesso e la famiglia Morpurgo termina con la promulgazione delle leggi razziali, in seguito alle quali i Morpurgo perdono gran parte delle loro proprietà; per riconoscenza alla protezione offertagli in quegli anni, nel 1943 Marco Morpurgo lascia in eredità la villa al seminario ve- scovile di Pordenone. Dopo decenni di abbandono, nel 1975 il complesso è stato acquistato dalla Regione Friuli Venezia Giulia che, in seguito alla riapertura al pubblico del parco nel 1997, nel 1999 ha venduto la villa al Comune di Brugnera; ultimato il restauro della villa, attualmente è in via di completamento l’intervento alle foresterie.

BIBLIOGRAFIA

Ville venete, Ville venete: la Regione Friuli Venezia Giulia, Venezia 2005

Dove si trova