Complesso costituito dal corpo padronale di forma cubica su tre piani, da una serie di rustici, da un giardino e da un vasto parco. La costruzione rappresenta, sia nei prospetti che nella planimetria, il tipo architettonico della villa veneta. La costruzione cubica è realizzata su tre piani, l’ultimo dei quali è costituito dal granaio; la facciata anteriore presenta al pian terreno una scala che conduce al massiccio portale d’accesso ad arco in pietra bugnata, che crea un contrasto con l’elegante trifora ad archi a tutto sesto con balaustre che si apre al primo piano. Tutte le altre aperture, disposte sui cinque assi di cui è composta la facciata, sono architravate e decorate da cornici modanate, al piano terra e al primo, e lisce, al sottotetto; la facciata posteriore si differenzia per la presenza al piano nobile di una serliana centrale e al sottotetto per delle aperture ovali. Internamente si apre un salone centrale passante con tre stanze che si sviluppano ai lati dello stesso, di cui quella centrale nell'ala sud contiene la scala. Gli interni si evidenziano per i notevoli decori e affreschi. Il lato destro dell'edificio padronale è adiacente ad una serie di rustici, estesi fino alle mura esterne del borgo medioevale. Il giardino all'italiana, posizionato intorno all'edificio padronale e separato dal parco per mezzo di un fossato, ha mantenuto nella parte antistante (giardino d'onore) la tradizionale forma geometrica, anche se coperto solo da specie arboree. La parte posteriore è invece suddivisa in aiuole geometriche all'italiana. Il parco fu ampliato verso il 1820 da Carlo Sigismondo Freschi secondo canoni romantici, per essere esteso oltre il tracciato delle mura. Furono eretti sette piccoli colli a rendere più movimentata la superficie, mentre le acque dei fossati vennero convogliate in ruscelli. In questo vasto spazio vennero ricostruiti dei piccoli boschetti o gruppi di specie cespugliose, arbustive o arboree raggiungibili da un reticolato di sentieri che si sviluppano liberamente, delimitati ai lati da siepi regolari. In un boschetto sono anche visibili esemplari di bosso, un tempo struttura vegetale di un labirinto ormai del tutto scomparso. Nella parte periferica il parco risulta separato dai territori limitrofi per mezzo di una cortina di alberi ad alto fusto.
La villa, che si inserisce all’interno del borgo fortificato medioevale di cui ancor oggi si possono vedere parte delle mura e del fossato che lo circondava, è certamente sorta sulle rovine dell’antico castello di Cordovado, dopo il passaggio della proprietà del territorio dal vescovo di Concordia alla Serenissima Repubblica di Venezia. Inizialmente di proprietà dei Ridolfi, nobile famiglia giurisdicente in Cordovado, passò alla fine del Seicento a Federico d’Attimis, che la ricostruì nelle forme attuali, e venne infine trasferita per eredità ai Freschi all’inizio dell’Ottocento e agli attuali proprietari nel 1941. La villa ha subito danni diffusi a causa del terremoto del 1976.
Ville venete, Ville venete: la Regione Friuli Venezia Giulia, Venezia 2005