Il complesso riadattato in villa nell'Ottocento su preesistenze monastiche molto antiche, è costituito dall'edificio padronale affacciato a sud-ovest, dall'oratorio addossato sul fianco sinistro e da diversi corpi rustici disposti a "T" in direzione sud-est. La villa di pianta rettangolare si eleva di due soli piani. Al piano terra quattro archi ribassati determinano il prospetto principale, mentre al piano nobile a ogni arco corrispondono due finestre rettangolari, con uno spazio pieno al di sopra della chiave dell'arco. Una fascia marcapiano divide i livelli e un frontone a profilo mistilineo corona la facciata. Molte statue abbelliscono la villa. Esse sono presenti a coronamento del frontone (putti) e nel parco. L'oratorio, addossato alla villa, ma leggermente ruotato, prevede un portico su quattro esili colonne doriche con basamento; emerge dalla copertura un campanile con lesene che incorniciano le aperture ad arco. Il corpo della villa prosegue a destra con un rustico che accoglie tre piani, nella stessa altezza della villa, e che si dirama in altri edifici ortogonali al corpo padronale. I fabbricati del complesso sono immersi nel parco con alberi ad alto fusto alternati a siepi di bosso e aree prative. In esso vi sono disposte liberamente varie statue, panchine, una ghiacciaia e la fontana recintata da una balaustra rettangolare.
I Luppis acquisiscono dai Chioza il complesso, i quali, a loro volta, erano entrati in possesso della tenuta all'epoca napoleonica, quando il monastero fu soppresso e confiscato ai monaci camaldolesi. I Luppis lo riadattano in villa. Il complesso viene trasformato in villa dalla famiglia ferrarese Luppis nell'Ottocento. Prima di tale cambiamento, il complesso era il risultato di un insediamento monastico che a partire dal sec. XIII, con i benedettini prima, e i camaldolesi poi, avevano in questo luogo un cenobio dedicato a San Martino Rotto.
Ville venete, Ville venete: la Regione Friuli Venezia Giulia, Venezia 2005