villa Spilimbergo Spanio, San Giorgio della Richinvelda

Complesso costitutito da un imponente corpo dominicale, dalla barchessa, dalla chiesa e da altri fabbricati disposti attorno una corte interna. La villa, a pianta rettangolare, si eleva di tre piani ed ha copertura a padiglione. Il lungo prospetto principale viene impaginato su sette assi forometrici, con tre ordini di aperture tutte rettangolari. Il fronte verso la campagna è simile, ma racchiuso da due torri sporgenti a quattro piani. Sia in facciata che sul retro sopra gli ingressi si trovano gli stemmi della famiglia. All'interno salone a doppia altezza affrescato e decorato da Giovanni Battista Canal e da Giovanni Borsato, come il 'salotto delle Muse' al piano terra e una camera da letto. Sulla destra la barchessa porticata con capriate in legno. L'intero complesso è delimitatato da un muro di cinta in sassi e pietra con scansione regolare di pilastri. Sulla destra la cappella privata annessa si affaccia direttamente sulla strada: dedicata a Santa Eurosia protettrice delle campagne, ha un'unica navata e tetto a capanna. Il portale della è attribuito al Pilacorte. Un piccolo campanile a vela conclude l'edificio. La barchessa si apre verso la corte interna con un portico di sette campate a tutto sesto su pilastri. Il tetto in coppi a quattro falde. L’area che fronteggia i campi non pare essere mai stata adibita a parco, bensì a zona verde coltivata.

Complesso di probabili origini cinquecentesce, fortemente rimodernato della prima metà del Settecento. Per quanto riguarda la collocazione cronologica del- l’intero complesso, varie e discordanti sono le ipotesi avanzate. Alcuni studiosi ritengono che la costruzione possa essere fatta risalire alla prima metà del Cinquecento, impiegando come parametro stilistico il portale della chiesetta attribuito al Pilacorte. Alla fine del secolo l’edificio fu ampliato, come si deduce dalla barchessa di destra su cui è dipinta una meridiana datata 1746. La riforma radicale voluta da Giulio da Spilimbergo agli esordi dell’Ottocento spetta a Giuseppe Borsetto, pittore d’ornato, che appone la propria firma di architetto nell’atrio della dimora. Infine è importante sottolineare che nella raccolta artistica della dimora anticamente figuravano alcuni capolavori poi passati ai Maniago, come il ritratto attribuito a Tiziano Vecellio della celebre Irene di Spilimbergo. Gli interni sono affrescati e in particolare l’atrio è interamente dipinto da Giovanni Battista Canal e da Giovanni Borsato che portarono a termine l’opera nei primi dell’Ottocento. Nei registri del catasto austriaco (1850) la proprietà risulta composta da “Casa di villeggiatura”, oratorio privato e aree contermini, il tutto intestato a Faustina Savorgnan di Spilimbergo. Una mappa del 1823, conservata in un archivio privato, descrive sommariamente il “Caseggiato del villaggio di Domanins” con, in evidenza, la villa degli Spilimbergo e le sue pertinenze agricole, indicate dalla lunga fascia, decorata geometricamen- te, retrostante la dimora. L’originario carattere di insieme fortificato pare essersi fuso nei secoli con le esigenze di una struttura abitativa tesa a rapportarsi con l’ambiente, dapprima strategicamente, collegato com’è al guado del fiume Meduna, poi nell’organizzazione funzionale dei fondi. L’aspetto turrito della facciata a sud trova riscontro con l’impostazione di numerosi complessi friulani che hanno evidenziato il loro discendere, concreto o ideale, dalle rocche, retaggio sancito anche in secoli recenti. Il pacato disporsi delle fasce orizzontali nel fronte a nord richiama il modello delle ville-fattoria, l’altra diffusa tipologia friulana che precede e accompagna il diffondersi degli stilemi veneti classicheggianti in terraferma.