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L'accatastamento dell'edificio, datato ventisei marzo millenovecentoquaranta, è firmato Pietro Zanini. Della costruzione, pressoché totalmente demolita, permangono i fronti verso via Micesio. Originariamente l'edificio constava di un lungo corpo a pianta libera ritmato da setti murari sostenenti la doppia copertura a falda. I fronti tutt'oggi esistenti sono di dimensioni diverse, in corrispondenza ai differenti spazi delle navate interne dell'edificio. Presentano membrature verticali ed orizzontali, ad impalcare le aperture di facciata. L'edificio ha subito una demolizione attorno agli anni Settanta-Ottanta circa.