1934/00/00 - 1940/00/00
Enrico Galvani, podestà di Pordenone, unitamente ai vertici del PNF locale affidarono nel 1934 il progetto della nuova Casa del Fascio a Cesare Scoccimarro ma, dopo quattro anni di modifiche al progetto, nel 1938 decisero di terminare il rapporto con l'architetto e di intraprendere un altro percorso progettuale con l'udinese Pietro Zanini. La nuova Casa del Fascio, che con la sua monumentalità doveva diventare il simbolo della città di Pordenone venne collocata nella nuova piazza realizzata tra l'attuale via Giacomo Matteotti e viale Guglielmo Marconi. Zanini propose un edificio compatto, sopraelevato rispetto alla piazza raccordato alla stessa grazie ad un'ampia scalinata. L'architetto nella relazione precisava: "la costruzione occuperà circa 1400 mq compreso il cortile d'onore. Essa sarà: di tre piani il corpo principale centrale, di due piani i corpi laterali, di un piano la parte del sacrario e perimetrale posteriore e di due piani quelle laterali al salone delle adunanze".
Al piano terra furono previsti i locali per gli enti dipendenti dal partito, al primo gli uffici del PNF, al secondo l'abitazione del custode e l'archivio. Attraverso una scale esterna si accedeva al piano interrato, destinato a contenere la centrale termica e i magazzini. I due corpi laterali vennero risolti con un tetto piano, mentre il volume principale con una copertura a padiglione in coppi. La maggior parte delle facciate fu trattata con un rivestimento di color cotto in litoceramica a vista, in contrasto con le poche opere decorative in pietra bianca affidate allo scultore Ado Furlan. I lavori furono appaltati all'impresa Giovanni Pavan di Pordenone che nella fase di cantiere modificò alcune soluzioni costruttive e i materiali delle finiture.
impianto simmetrico ad H; la corte anteriore è chiusa verso piazza del Popolo da una teoria di pilastri giganti; pilastri in c.a.; murature in laterizio; solai in c.a.; struttura di copertira in legno.