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All’inizio di via Montesanto, all’incrocio con via Palladio, sorge la villa costruita da Giacomo Ceconi al posto di quella appartenuta alla famiglia Sellier. La facciata principale è in stile eclettico, si eleva su tre piani ed è scandita da un complesso alternarsi di volumi e di chiaroscuri. La parte centrale è aggettante, affiancata da due ali laterali di modeste dimensioni, e tripartita a sua volta. Sull’asse di simmetria una loggia retta da colonne in marmo d’Islanda è preceduta da una breve scalinata che conduce all’ingresso. Un secondo ordine di colonne chiude il balcone del primo piano e si collega al cornicione, riccamente decorato, sopra al quale si trova una balaustra. Lateralmente due torrette, più alte di un piano, slanciano la facciata verso l’alto, hanno finestre arcuate e si concludono con delle balaustre in pietra. Il piano terra e il primo piano sono rivestiti a bugnato liscio. Le ali laterali, arretrate, si elevano su tre piani e mostrano due assi di finestre. Le aperture, tutte rettangolari, sono arricchite al piano nobile da timpani triangolari su volute in pietra. Il retro della villa è più lineare rispetto al fronte principale; sulla parte centrale si trovano una scalinata e una terrazza che permettono l’accesso all’edificio, sormontate, al piano superiore, da un balcone. Internamente la villa è stata completamente ristrutturata dopo la guerra (vicino all’ingresso, sul pavimento è riportata la data MDCCCCXXVI) e gli spazi originari non sono più leggibili. Permangono alcune delle colonne in marmo delle Alpi Marittime francesi, i capitelli in marmo di Carrara e le cornici in marmo di Verona. Non rimangono invece tracce della cappella di famiglia con vetrate colorate che si trovava nell’ala est della villa. L’edificio è circondato da un ampio parco nel quale sono presenti alberi secolari di notevole pregio, tra i quali merita di essere ricordata una delle due querce da sughero presenti in città. L’accesso alla villa avviene attraverso un ricco portale costituito da quattro colonne doriche su piedestallo con trabeazione. All’ingresso della proprietà si trova, sulla sinistra, la casa del custode.
Nel 1855 la famiglia Sellier, di origine triestina, acquistò i terreni dei nobili de Catterini Erzberg e fece costruire una villa dominicale. Alla morte dell’ultimo discendente la proprietà venne messa all’asta e acquistata da Giacomo Ceconi. Nel 1884 venne presentato il progetto di ristrutturazione della villa al quale seguì, già nel 1885, un progetto di edificazione di una nuova costruzione circondata da un parco. La residenza era a due piani, decorata e rifinita con materiali pregiati, con ampie finestrature con balaustra e un loggiato retto da due ordini di colonne in granito d’Islanda. Anche gli interni erano molto ricchi, con stucchi e affreschi eseguiti da pittori quali Domenico Fabris e decoratori come Francesco Barazzutti. I pavimenti erano realizzati con legni intarsiati o ceramica disegnata e la ricchezza della famiglia traspariva da ogni particolare. L’edificio fu abitato dal 1887 da Giacomo Ceconi e dai figli che lo trasformarono in un luogo di feste e divertimenti. Questo fu causa del suicidio di Umberto Ceconi, nel 1899, per i debiti di gioco accumulati. Nel 1907 il complesso venne venduto ai fratelli Loser, e tra il 1914 e il 1915 fu ospitato nella villa Lodovico Salvatore d’Asburgo Toscana. La prima guerra mondiale causò ingenti danni all’edificio, in gran parte demolito. Una bomba distrusse le statue che ornavano le balaustre delle torrette e il lato destro della villa. I bombardamenti danneggiarono notevolmente anche il convento delle Madri Orsoline che, con la mediazione di Max Fabiani, acquistarono la residenza nobiliare nel 1921. Il manufatto venne ristrutturato, sopraelevato di un piano e affiancato dall’istituto con ingresso in via Palladio. Internamente gli spazi furono completamente riorganizzati per far posto ad aule studio e al refettorio e la villa venne chiamata “collegio di Sant’Angela Merici”. Durante la seconda guerra mondiale l’edificio e il parco furono occupati in parte dalle truppe tedesche, che li adibirono a ospedale da campo, e successivamente dai soldati americani. I danni causati dai combattimenti non furono gravi e dopo la guerra la villa venne riutilizzata come educandato. Nel 1990 la scuola fu totalmente trasferita nell’edificio adiacente e la residenza dominicale venne trasformata internamente per ospitare gli uffici dell’ERSA fino al 2006.
Ville venete, Ville venete: la Regione Friuli Venezia Giulia, Venezia 2005