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Il corpo dominicale, avente una facciata molto lunga, semplice e lineare disposta ortogonalmente alla strada, si eleva su tre piani. Il fronte principale è tripartito, costituito da una zona centrale leggermente aggettante caratterizzata da tre assi di aperture riquadrate in pietra chiara, e sormontata da un timpano con cornice modanata e due camini alle estremità. Sull’asse centrale di simmetria si apre il portale d’ingresso arcuato, con cornice in pietra liscia com- posta da piedritti con capitello dorico e arco con chiave di volta a voluta. Al piano terra le aperture sono di piccole dimensio- ni a indicare la zona dei servizi, divisa visivamente dal piano nobile da una fascia marcapiano che unisce i davanzali delle finestre. Le aperture del primo piano, nel corpo centrale della villa, sono protette da cimase, mentre quelle del secondo si uniscono, con le loro cornici, al cornicione modanato collegato alla linda del tetto. Il corpo centrale è affiancato da due ali laterali con tre assi di aperture, un’ulteriore parte aggettante con un ingresso arcuato simile a quello principale, ma di dimensioni più ridotte, e da un volume a tre piani con sottotetto che completa la composizione. A sinistra della villa si trova un edificio a due piani a pianta poligonale, con inferriate decorate su parte delle finestre, adibito a garage al piano terra e a residenza al primo piano. La villa prospetta su un grande giardino, dove si trovano alberi secolari e molti resti di origine romana, racchiuso da un alto muro che si apre in un ingresso carraio e uno pedonale con portoni in ferro battuto. Di fronte alla villa si trova il folador, oggi museo paleocristiano, all’interno del quale sono visibili i resti della basilica del V secolo, delle pavimentazioni a mosaico nonché i resti riportati alla luce anche con scavi in altri siti. Il fabbricato si eleva su tre piani e la facciata principale è rivolta verso la strada. Il piano terra è rivestito in pietra e si apre con due grandi porta- li carrai arcuati. Lesene in conci di pietra tripartiscono la parte superiore e racchiudono la facciata. Il complesso è costituito anche da altri edifici posti al margine del giardino anteriore e del parco che si estendeva sul retro, oggi interrotto dal passaggio della strada. Nella parte occidentale si trova un fabbricato a “C”, di grandi dimensioni, con gli ingressi rivolti verso la strada e una graziosa scala in pietra decorata posta in corrispondenza del sontuoso portale che permette l’accesso al parco dal fianco della villa. Il portale è simile ad un arco di trionfo, ha un portone in ferro battuto decorato, uno stemma nobiliare sulla chiave di volta e dei pinnacoli decorativi. A nord, al di là della strada, si trovano i resti del portale che si apriva sul viale che attraversava il brolo. Altri edifici dai caratteri lineari racchiudono il complesso nella parte orientale: al centro di uno di questi si eleva la torre colombaia. Un altro portone è posto in asse con quello principale al quale è collegato da un lungo viale che passa davanti alla villa.
Il centro del borgo storico di Monastero è dominato dalla presenza del sontuoso complesso che sorge in un luogo ricco di storia le cui origini possono essere fatte risalire all’Aquileia romana. Nel V secolo venne costruita a Monastero una basilica, convertita, nel X secolo, a chiesa abbaziale annessa al monastero delle Benedettine. Il monastero venne fondato nel 1031 per volontà del patriarca Popone, era uno dei più importanti d’Italia e la sua tradizione venne tramandata fino al 1782, quando il convento venne venduto e tutto il complesso venne acquistato dai nobili Hoffer della Torre Valsassina. Pochi anni più tardi, nel 1787, la residenza venne acquistata dalla famiglia Cassis Faraone e trasformata in una villa dominicale. Il folador venne costruito sui resti delle mura della basilica, riportati alla luce insieme a dei preziosi pavimenti pochi anni or sono, e ora visibili dopo la trasformazione del fabbricato in museo paleocristiano. Antonio Cassis Faraone, illuminato imprenditore di origine siriana, lasciò l’Egitto nel 1782 e si stabilì a Trieste portando con sé un notevole patrimonio che investì acquistando terreni in varie zone, spingendosi fino ad Aquileia e a Precenicco. Ad Aquileia acquistò tutto il complesso di Monastero. Dalla casata discese il conte Francesco Leopoldo di Monastero che acquistò la villa, oggi sede del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, e vi espose il grandissimo numero di reperti ritrovati durante i suoi scavi archeologici. La residenza di Monastero venne venduta, alla fine dell’Ottocento, alla nobile famiglia Ritter de Zahony.
Cuscito G., Signaculum Fidei. L'ambiente cristiano delle origini nell'Alto Adriatico: aspetti e problemi., Trieste 2009
Franceschin G., Santa Maria di Aquileia - Monastero, chiese e cura d'anime, 1036-1782, Mariano del Friuli (GO) 2007
Ville venete, Ville venete: la Regione Friuli Venezia Giulia, Venezia 2005
Bertacchi L., La basilica di Monastero, in Aquileia Nostra, 1965, 36