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Il corpo principale dell’abitazione a due piani è tripartito da due lunghi setti in muratura portante che dividono il volume, ricavando un’area di servizi sul fronte (cucina, ingresso, stanza lavoro). Da qui si accede al salone passante completamente vetrato a nord e a sud e in comunicazione con i due ampi terrazzi. Attorno al camino a vista si avvolge la scala di collegamento al primo piano, mentre al piano terra, nel terzo settore, sono collocate due camere e il bagno; al primo piano un salotto distribuisce tre grandi camere e un guardaroba; sul retro è invece collocata l’autorimessa, a cui è sovrapposta la camera per la servitù. Il corpo principale della villa, coperto a doppia falda con tetto in legno, presenta un originale e libero impiego delle finestre, mentre la grande pergola pensata da Zanini, dilata l’abitazione verso le due vie, alludendo a suggestioni mediterranee.
A seguito dei bombardamenti del 1944-45, la residenza della famiglia De Vries era stata distrutta; perciò la vedova Antonia delle Vedove chiese l’autorizzazione per ricostruire l’edificio. Per l’intervento furono coinvolti Pietro Zanini e l’impresa di Giovanni Pavan. La forma del lotto e il recupero di parte delle murature esistenti, imposero uno stretto rapporto con il villino preesistente degli anni 20 all’inizio di via Riccardo Selvatico, ma l’uso di ampi terrazzi porticati o meno, dilata la costruzione nel suo rapporto con lo spazio urbano.
Pordenone Novecento, Pordenone Novecento. Guida alle architetture, Pordenone 2016