Questo caprugginatoio, detto anche incastro per fondi a regolatore, presenta il corpo e le viti in legno, la barra guida e le lame in acciaio. Per regolare la distanza tra il portautensili a tavoletta (parte con le lame) ed il riscontro, prima si agisce sulle due viti e poi si regola la controvite. Il riscontro presenta due barre in acciaio, fissate con tre viti ciascuna, per proteggere il legno dall'usura. Mancano una lama laterale ed il cuneo di fissaggio.
La parola #'zène# è documentata nel vocabolario Il nuovo Pirona, 1972, p. 1305 a indicare l'"Intaccatura circolare praticata nella lunetta della cassa dell'orologio, nella quale va incastrato il cristallo". Probabilmente la similitudine con la capruggine della botte ha portato all'utilizzo del vocabolo nel campo della falegnameria. Non essendoci marchi di fabbrica, il caprugginatoio potrebbe essere stato realizzato da una piccola industria. La zona da cui provengono gli oggetti del Museo di Farra si trovava sotto l'impero austroungarico fino agli anni 20 del XX secolo, dopo la prima guerra mondiale. Vista la situazione di confine ed il periodo storico, l'attrezzo potrebbe essere stato realizzato sia nell'attuale Italia, che in Austria, Slovenia o in altri paesi.
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