disegno preparatorio, Canal Giovanni Antonio detto Canaletto

Oggetto
disegno preparatorio
Soggetto
veduta di Venezia, veduta di Roma, veduta di Pola
Cronologia
1740 ca. - 1750 ca.
1758 post - 1763 ante
Materia e tecnica
carta/ matita nera, matita rossa, penna, inchiostro marrone
Codice scheda
D_4288
Collocazione
Trieste (TS)
Scuderie del Castello di Miramare
Galleria nazionale d'arte antica di Trieste
Iscrizioni

I sette fogli che compongono la serie, di cui tre disegnati sia sul recto che sul verso (invv. 297, 302, 298), raffigurano quasi tutti delle vedute di Venezia, eccetto il disegno di inv. 303 che è una veduta immaginaria dell'Arena di Pola e quello di inv. 299 che rappresenta una veduta di Roma nella quale è riconoscibile la mole della chiesa di San Gregorio al Celio.

La serie, analizzata di recente da Craievich (2001) a cui si rimanda anche per la precedente bibliografia, è composta da sette fogli di diverse dimensioni, ed è da supporre che alcuni siano stati ritagliati nel corso del tempo e che provengano da carte ben più grandi. Oltre alle diverse misure gli schizzi sono vergati su tre diversi tipi di carta: una alquanto spessa che presenta una filigrana parzialmente visibile nel foglio di inv. 303, costituita da una V sovrapposta ad una circonferenza all'interno della quale si intravede una sorte di punta. Craievich nota che la filigrana è assai simile a quella che si trova nell'Isolario Veneto di Vincenzo Maria Coronelli, edito a Venezia nel 1696. Il secondo tipo di carta è assai sottile e presenta una filigrana con un leone stilizzato, mentre il terzo tipo è spessa, con listelle fitte e priva di filigrana. La serie fu acquistata dallo Stato nel 1970 dalla collezione di Tito Miotti, dove era pervenuta nel 1959 direttamente da Carmen Munin, vedova del collezionista veneziano Alfredo Viggiano (1884-1948) a cui appartenevano i disegni, che infatti presentano tutti il monogramma AV entro quadrato, la marca del collezionista. Il Viggiano entrò in possesso dei disegni di Canaletto nel 1935 e, come documenta la scritta ottocentesca visibile sulla fascetta che accompagna il gruppo, originariamente la serie era composta da diciotto fogli, di cui sette finirono nel 1959 in collezione Miotti, otto alle Gallerie dell'Accademia di Venezia, mentre altri due sono per ora di ubicazione ignota. Nel 1935, quando il Viggiano entrò in possesso dei disegni, anche Italico Brass acquistò sedici disegni di Canaletto, ora dispersi in varie collezioni pubbliche e private, che presentavano una nota manoscritta quasi identica a quella allegata ai fogli già Viggiano, con l'aggiunta di una data "Trieste in Ottobre 1870" e di una firma di difficile decifrazione. Craievich accoglie la tesi di Tito Miotti (1966, cfr. in Craievich 2001) che sosteneva come i due gruppi Viggiano e Brass provenissero in origine da un'unica serie, e questa ipotesi secondo lo studioso è suffragata dal fatto che i disegni sia Viggiano che Brass presentano una scritta in matita vergata con la stessa grafia che recita "Schizzo suo e originale, di Ant. Canal, detto il Canaletto/ I: to". Per quel che concerne l’identità dell’antiquario che vendette i disegni di Canaletto a Trieste nell’ottobre del 1870, sono state avanzate varie ipotesi: Miotti (1966, cfr. Craievich 2001) sosteneva che la firma dovesse sciogliersi in Antonio Battistella, Craeivich riporta la notizia che in quegli anni a Trieste era attivo come antiquario un certo Carlo Battistella, mentre è documentata l’esistenza anche di un Vincenzo Battistella. Quello che è certo però che l’antiquario che curò la vendita nel 1870 rese nota la provenienza dei fogli dalla collezione veneziana Corniani Algarotti, che vantava un fondo cospicuo di grafica veneziana, poi venduta e dispersa nel corso dell’Ottocento. In tal modo è possibile ricostruire almeno in parte la provenienza dei disegni di Trieste: nell'Ottocento in collezione Corniani Algarotti, fino al 1870; ricompaiono sul mercato diverso tempo dopo, nel 1935, quando li compera il Viggiano; nel 1959 entrano nella collezione di Tito Miotti da cui sono acquistati per lo Stato nel 1970. I fogli presentano diverse scritte: alcune sono di mano dello stesso Canaletto, come le abbreviazioni dei colori da usare, un'altra recita "Canaletto Venez." e probabilmente fu apposta quando i fogli appartenevano alla collezione Corniani Algarotti. Infine ci sono svariate numerazioni, di cui una sicuramente autografa di Canaletto (cfr. disegno di scheda D 4295). Il corpus di Trieste è composto da primi abbozzi e da disegni più rifiniti che possono essere considerati veri e propri studi preparatori in vista di un dipinto. Per questo motivo Craievich ipotizza che essi provengano da album diversi, smembrati alla morte dell'artista. Sotto il profilo stilistico i fogli sono databili alla piena maturità del Canaletto, grossomodo negli anni Quaranta del Settecento, mentre solo per il foglio di scheda D 4295 è preferibile avanzare una datazione più tarda, tra il 1758 e il 1763, per la stretta vicinanza con il dipinto ora a Berlino raffigurante il Canal Grande da Santa Sofia a Rialto, eseguito appunto in quel torno di tempo.

BIBLIOGRAFIA

Craievich A., Schede, in La Galleria Nazionale d'Arte Antica di Trieste. dipinti e disegni, Trieste/ Cinisello Balsamo 2001