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Scena di combattimento tra un leone e due gladiatori. Uno di essi, in primo piano a sinistra, giace disteso sopra la sua lancia e il suo scudo, ormai in balia del leone che gli si avventa contro; dietro di lui giunge in soccorso il compagno, che indossa un elmo rosso e impugna nella mano sinistra uno scudo e nella destra una lancia con la quale trafigge la belva. Lo sfondo è grigio.
Risalgono ai primi anni Trenta le prime prove di Dino Predonzani, mentre nel '34 ha inizio la sua attività espositiva. Questo lavoro sembra appartenere a questo primo periodo della sua produzione, che la scrivente definisce "classico". Si tratta degli anni che precedono il secondo conflitto mondiale, quando il maestro si esprime con un linguaggio figurativo e si colloca nel clima generale di Novecento, nel cosiddetto ritorno all'ordine, con lo sguardo rivolto direttamente alla tradizione, a Piero della Francesca, al plasticismo di Giotto e Masaccio, al colorismo veneziano. Predonzani è un grande conoscitore della storia dell'arte, lettore informatissimo e sempre aggiornato, come dimostra l'evoluzione del suo stile e come testimonia il suo Archivio, basti pensare anche solo alle grandi cartelle contenenti articoli, ritagli di giornale e riviste confluite nel Fondo Predonzani dell'Ateneo triestino.
Relativamente al soggetto, Predonzani potrebbe aver tratto spunto dalla pittura metafisica, cui egli stesso affermava di guardare; sono da ricordare allora le opere che Giorgio de Chirico dedica al tema dei gladiatori tra il 1927 e il 1933, una delle quali, risalente al 1932, entra nelle collezioni del Museo Revoltella di Trieste nel 1936.
Paganini S., L'opera del pittore Dino Predonzani: itinerario critico, in Archeografo Triestino, 2006, LXV