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I resti dell'antica pieve di San Martino, ricordata dalle fonti sin dal 1186, si localizzano nell'area retrostante l'abside della chiesa attuale, come emerso in occasione degli scavi archeologici degli anni 1990-1992 e 1995. L'edificio, di origine altomedievale, conobbe quattro principali fasi edilizie, prima di essere demolito per fare posto, nel 1503, alla nuova chiesa. La prima fabbrica, verosimilmente di epoca post-carolingia (sec. X), era a pianta rettangolare (m 10 x 4 dim. int.) orientata in senso est-ovest con abside interna rialzata, distinta dall'aula anche per mezzo di una balaustra. Nel perimetro della chiesa, sotto il pavimento dell'aula, erano ricavate quattro tombe scavate nella roccia, le quali presentavano diverse fasi di riuso; non è stato chiarito se queste sepolture preesistessero o meno all'edificio (si è ipotizzata la loro pertinenza a un sacello di VII-VIII secolo). In un momento successivo l'aula venne ampliata (m 15.60 x 6.60) e dotata di un'abside semicircolare a est; questa seconda fase (secc. XI-metà XIV) si articolò in tre periodi distinti, che previdero rifacimenti del pavimento, in conglomerato di malta, e delle decorazioni parietali. Risulta che la zona presbiteriale fosse separata dall'abside tramite una balaustra con passaggio intermedio; al centro dell'abside trovava posto l'antico altare a blocco mentre nuovi altarini furono sistemati ai lati dell'arco trionfale. Sul lato sud dell'edificio si addossò una torre campanaria rettangolare. Intorno alla metà del XIV sec. si colloca la terza fase, caratterizzata da una nuova pavimentazione e da un rialzamento di quota della zona absidale, resa accessibile mediante un gradino. Nella seconda metà del XIV secolo l'abside semicircolare fu sostituita da una rettangolare (m 3.20 x 4.00), con un rialzo della relativa quota pavimentale. Nel 1503, o poco prima, l'intero edificio fu smantellato a favore della nuova e più ampia chiesa, costruita in prossimità di quella precedente; indizi archeologici fanno ritenere che lo smantellamento del vecchio edificio avvenne più o meno contemporaneamente all'erezione del nuovo, consentendo il riutilizzo dei materiali da costruzione. Attorno alla pieve medievale, come si accennava, si sviluppava un cimitero; la sua parziale esplorazione ha avuto il risultato di individuare 53 tombe in connessione e una trentina completamente sconvolte. Il più antico gruppo di inumazioni, alcune delle quali scavate nella roccia, seguivano un orientamento est-ovest. Apparivano per lo più interessate da interventi di disturbo successivi e non presentavano oggetti di corredo, vestiario o elementi riferibili a casse lignee. Alla fase trecentesca della chiesa si associano un più numeroso gruppo di tombe a fossa allineate lungo il perimetrale S dell’edificio e con il medesimo orientamento est-ovest delle precedenti. Gli inumati dovevano essere sepolti in casse lignee, di cui restano i chiodi, e recavano in qualche caso accessori di vestiario e oggetti di ornamento personale. Nello strato di riempimento tra i muri delle due absidi sono emersi numerosi resti ossei, che testimoniano la distruzione di sepolture originariamente poste dietro l’abside semicircolare. Con la costruzione della nuova chiesa, l’uso di seppellire nell’area andò via via scemando, come dimostrano sporadiche inumazioni. In sintesi, solo il 21% delle sepolture in connessione possedeva oggetti personali rinvenuti a posto: soprattutto fibbiel, ma anche vere e reliquiari. Per i risultati delle analisi antropologiche, vd. il paragrafo "Osservazioni"
La successione di fasi architettoniche e l'ampiezza del cimitero dimostrano ulteriormente come la pieve di S. Martino, che estendeva la propria giurisdizione sull'intera Valle d'Arzino. rappresentò nel medioevo un importante punto di riferimento nell'organizzazione della "cura animarum" della diocesi di Concordia.
Piuzzi F., Testimonianze tardoantiche e altomedievali dall'indagine stratigrafica in edifici di culto. Il caso delle pievi di San Daniele in Castello (Udine), San Pietro di Osoppo (Udine), Santo Stefano a Cesclans (Udine), San Martino d’Asio (Pordenone), in “Per sovrana risoluzione”. Studi in ricordo di Amelio Tagliaferri, Udine 1998
San Martino, San Martino d'Asio, Un'antica pieve ritrovata, Vignate (MI) 1995
Menis G.C., Le origini della Pieve d'Asio e l'evangelizzazione dell'Alto Concordiese, in Âs Int e Cjere, Il territorio dell'antica Pieve d'Asio (LXIX Congresso della Società Filologica Friulana -20 settembre 1992), Udine 1992
Piuzzi F., Alla ricerca dell'antica Pieve di S. Martino, in Âs Int e Cjere, Il territorio dell'antica Pieve d'Asio (LXIX Congresso della Società Filologica Friulana -(20 settembre 1992), Udine 1992
Fabrici G.P., La Pieve d'Asio, in Ce Fastu?, 1938, XIV
Degani E., La Diocesi di Concordia, Udine 1924