INSEDIAMENTO, cultura dei castellieri

Oggetto
INSEDIAMENTO - castelliere
Localizzazione
Monrupino (TS) Zolla
Cronologia
Bronzo Medio - Primo Ferro
Ambito Culturale
cultura dei castellieri
Indagini di scavo
- 1959/00/00-1962/00/00
- 1964/00/00-1970/00/00
- 1975/00/00-1976/00/00
Codice scheda
SI_1052

Il castelliere di Monrupino presenta una struttura difensiva articolata ancora oggi ben riconoscibile tra la vegetazione spontanea. Le prime notizie di rinvenimenti risalgono alla fine dell'Ottocento e si devono a Carlo Kunz, direttore del Civico Museo di Trieste, che segnalò il recupero di una "...cuspide di lancia di bronzo...", ritrovata nel 1871 assieme ad altri manufatti bronzei. Tra il 1881 e il 1884 vennero poi raccolti frammenti ceramici nella zona nota con il microtoponimo Zeštel, posta a nord del cimitero di Zolla. Le prime ricerche sistematiche vennero condotte da Carlo Marchesetti, che nel suo volume edito nel 1903 descrisse ampiamente il contesto: "La cinta esterna, in parte assai ben conservata, che si può seguire per 720 metri, manca dal lato settentrionale, ove il pendio rupestre porgeva sufficiente difesa. Il vallo è tuttora alto 1 a 1.50 metri e ci mostra un muro della grossezza di metri 2.70, formato da grandi blocchi, che all'estremità del mammellone presenta un allargamento a guisa di tumulo, alto circa 5 metri. A poca distanza da questo si stacca la cinta interna e circondando dal lato nord-ovest il precipitato mammellone, si prolunga per 230 metri e va ad inserirsi alla parte opposta del vallo esterno… Un ripiano, largo da 3 a 10 metri, segue quasi dovunque il decorso del vallo ed in più luoghi venne ridotto a campi. La vetta del monte è formata da un'alta rupe, sulla quale torreggiano ancora le mura esterne di un castello medioevale, entro le quali fu edificata l'attuale chiesa colla relativa canonica". Nella seconda metà del Novecento il castelliere è stato oggetto di ripetute indagini ad opera di Benedetto Lonza (tra il 1959 e il 1970) e di Dante Cannarella (tra il 1975 e il 1976). L'abitato venne dotato di un sistema difensivo costituito da doppia cinta muraria, dello sviluppo complessivo di 1600 metri, ritenuta dal Lonza l'esito di diverse fasi di occupazione del sito, comprendente all'interno ripiani naturali ampliati e sostenuti da murature a secco. Degli scavi del Lonza sono note diverse evidenze, come un pavimento in argilla e scaglie di calcare, dalle caratteristiche simili a piani rinvenuti all'interno del castelliere di Cattinara, un focolare (settore orientale del castelliere all'interno della cinta superiore) e due strutture speculari a difesa di un ingresso. Gli scavi degli anni '70 hanno interessato la struttura difensiva: le indagini hanno messo in luce un varco largo 3 metri, in seguito tamponato.

Sorto in posizione strategica in corrispondenza di una via di penetrazione naturale tra il monte Orsario e la catena del monte Lanaro, il castelliere è uno dei più estesi del Carso triestino, caratterizzato da una occupazione di lunga durata dal Bronzo medio-recente fino all'inoltrata età del ferro. A tutt'oggi manca una edizione esaustiva dei ritrovamenti effettuati nel corso del tempo e tale lacuna inficia la restituzione di un quadro complessivo delle evidenze. L'altura riveste grande valore storico-culturale e paesaggistico ed è citata come elemento antropico peculiare del comparto territoriale interessato dal Decreto ministeriale del 17 dicembre 1971.

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BIBLIOGRAFIA

Flego S./ Rupel L., I castellieri della provincia di Trieste, Trieste 1993

Marchesetti C., I Castellieri preistorici di Trieste e della regione Giulia (Quaderni della Società per la Preistoria e Protostoria della regione Friuli-Venezia Giulia, 3), Trieste 1981