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La materia prima, piriti e fosforiti, giungeva via mare o ferrovia. Dalle piriti, per combustione, veniva prodotto l’acido solforico, poi utilizzato per il trattamento delle fosforiti dove, in appositi forni di reazione, questa veniva trasformata in fosfato monocalcico, o superfosfato, solubile e quindi assimilabile dalle piante. Il prodotto, macinato e insaccato, veniva spedito via mare, terra o ferrovia.
Del complesso si è conservato il piccolo corpo Nord su 1 livello con aperture a sesto ribassato; l’alta ciminiera in laterizio; e il fabbricato costruito a Ovest a pianta rettangolare molto allungata, composto da due cappannoni addossati coperti a falde, con ingresso centrale ad arco a tutto sesto: in corrispondenza di questo e alla sommità dei due fabbricati si aprono i lucernari; i prospetti laterali, ritmati da lesene, sono percorsi da apertura ad arco ribassato al p. t. oggi tamponate, e nella parte superiore chiusi da griglie in laterizio che favorivano una ottimale areazione. Il vasto spazio interno è sorretto da una struttura interamente in legno composta da pilastri, travi e capriate perfettamente modulari. Le strutture verticali sono in pietra e muratura di mattoni intonacata; tetto a falde con manto in tegole piane e ondulato su struttura portante in legno. A Nord la portineria e gli alloggi del custode e capofabbrica; a Ovest le abitazioni per impiegati e per il direttore.