I materiali provengono da uno dei quattro modesti saggi (α, β, γ e δ) che permisero di individuare una sequenza costituita da cinque strati (strati 1, 2, 3, 4 e 5, corrispettivi degli strati A, B, C, D ed E) a matrice prevalentemente sabbiosa con evidenti alterazioni causate dalle vecchie radici e dalle percolazioni di acque meteoriche, contenenti scarsi o nulli resti di origine antropica, ad eccezione dello strato E. Al di sotto dello strato D furono individuate, all'interno della trincea δ, a 1,40 m dal moderno piano di calpestio, le teste di 17 pali, dotati ancora di corteccia, con diametro variabile tra i 10 e i 20 cm ca. I tronchi, che risultarono infissi verticalmente nel terreno per oltre 50 cm, furono originariamente messi in opera lungo una schiera quasi rettilinea a formare una palizzata, a livello dell'unico strato (strato E) che aveva restituito tracce evidenti di una intensa frequentazione antropica (terreno nero, contente lenti di sabbia fine grigia e abbondanti cocci e resti di pasto).
L'abitato di Canale Anfora fu un centro di primaria importanza nell'ambito degli insediamenti che tra il Bronzo Medio e il Bronzo Recente sorsero nella bassa pianura friulana. Posto su di un dosso fluviale, in un ambiente a carattere paludoso, il sito fu circondato da una palizzata lignea.