La Fàrie di Checo, termine di lingua friulana per indicare la fucina del fabbro ferraio, è situata a Cercivento di Sotto, nella località Plan da Fàrie, che ne prende il nome. Dal 1990 grazie all’intervento di restauro ad opera dalla Comunità Montana della Carnia, divenuta proprietaria a seguito della donazione del proprietario Silverio Candido, l’opificio è oggi una realtà museale. L’intervento strutturale e storico-ambientale si è posto l’obiettivo di riportare la fucina alle condizioni in cui si trovava quando vi lavorava il fabbro Francesco Dassi detto Checo. La fàrie, attiva dal 1902 al 1966, è oggi uno dei pochissimi opifici idraulici rimasti in Carnia e di certo l’unico così integro. L’antica fucina, affiancata dal mulino, si trova lungo la roggia derivata dal torrente But. Ha origini antichissime, essendo citata per la prima volta in un documento del 1426. L’edificio è formato da un locale rettangolare destinato a fucina e da un adiacente piccolo laboratorio per le lavorazioni di rifinitura al banco. Un ulteriore intervento di restauro è stato promosso dalla Comunità Montana tra il 2013 e il 2014. Il restauratore Francesco Candoni ha provveduto al trattamento e risanamento delle parti interne di legno e alla cura di una parte significativa degli strumenti attaccati dalla ruggine e dai tarli (nelle parti lignee).
La catalogazione realizzata già alla fine degli anni Ottanta offre una sintesi efficace di una bottega fabbrile del secolo scorso. Dell’ambiente principale sono stati schedati gli strumenti per la lavorazione del ferro a caldo, sia di grandi dimensioni, come i due fucinali in muratura, l’antico e straordinariamente integro mantice in cuoio e legno, il maglio, la mola in pietra arenaria e le due incudini, questi ultimi azionati dalla forza dell’acqua; sia di dimensioni più contenute, come la serie di pinze, i martelli da incudine e un buon numero di matrici. Del piccolo laboratorio invece, sono stati considerati gli strumenti per la rifinitura a freddo dei pezzi e il campionario della produzione della fucina, recuperato durante il restauro: attrezzi agricoli (picconi, zappe), strumenti da taglio (roncole, accette, pennati), arnesi da maniscalco (ferri da cavallo, pinze di foggia particolare) o connessi al trasporto di cose e persone (cerchioni di ruote, parti di carro, morsi per cavalli). Di particolare interesse sono i chiodi da calzature, ultima produzione della bottega, utilizzati per scarponi, zoccoli di legno e scarpette di stoffa. La catalogazione non ha trascurato un aspetto importante connesso con questo tipo di beni, registrando i termini nella parlata carnica di Cercivento, con cui vengono designati gli strumenti e attrezzi del lavoro e i prodotti finiti.
Piccinno V., Musei e Collezioni nella Provincia di Udine. Percorsi di Storia e Arte. Museums and Collections in the Udine Province. Itineraries of History and Art, Udine 2010
Casanova P., La Farie di Checo, in Cercivento. Catalogo dei beni culturali, Passariano di Codroipo (UD) 1998, n.28 Quaderni del Centro
Della Pietra E./ Dassi G./ Molfetta D., Cercivento 76-96, Tavagnacco (UD) 1996
Casanova P. / Zanier D., Fuoco e ferro. Energia e lavoro nella "Fàrie di Checo", 1995
Molfetta D., Gli opifici idraulici e la fluitazione del legname nell'alto But, Tolmezzo (UD) 1986