smaTs. Sistema museale dell'ateneo di Trieste. Fisica

smaTs. Sistema museale dell'ateneo di Trieste. Fisica

Localizzazione
Trieste (TS)
Dipartimento di Fisica
Denominazione
smaTs. Sistema museale dell'ateneo di Trieste. Fisica
Tipologia
scientifico
Sistema museale
smaTs. Sistema museale dell'ateneo di Trieste

Molti Dipartimenti di Fisica delle Università italiane, così come svariate strutture di ricerca pubbliche e private, accolgono e conservano collezioni di strumenti scientifici, tanto più ricche, quanto più lontano nel tempo può essere fatto risalire l’inizio degli studi, delle pratiche e delle ricerche scientifiche dell’Università o struttura di appartenenza. Nonostante il Dipartimento di Fisica dell’Università di Trieste sia una struttura relativamente giovane, dal momento che l’Istituto di Fisica è stato fondato nel 1945, la sua collezione museale è adeguatamente rappresentativa di tutte le branche della Fisica, che negli anni sono state e sono tuttora oggetto di insegnamento e ricerca. La collezione nasce sostanzialmente nel 2000 dalla graduale sistemazione di un deposito conservativo di oggetti e strumenti, le cui acquisizioni sono databili tra 1946 e 1999; queste attrezzature furono acquistate e utilizzate per motivi di ricerca e didattica, e molte continuano tuttora ad essere utilizzate in alcuni corsi di laboratorio.

La schedatura degli strumenti di Fisica

Nel 2010 grazie ad una collaborazione con il Centro regionale è stata avviata la catalogazione della collezione del Dipartimento di Fisica, con l’obiettivo di dare maggiore visibilità al suo patrimonio scientifico e di riconoscerne il valore culturale. Lo smaTs infatti chiedeva al Centro regionale di mettere a disposizione la sua esperienza e la sua banca dati, il SIRPAC, per affrontare la catalogazione di raccolte scientifiche e tecnologiche conservate nei Dipartimenti . Si trattava di avviare un inventario e uno studio sistematico di strumentazioni concernenti l’attività accademica la cui finalità è scientifica, non espositiva, fortemente legata alla ricerca e all’insegnamento. Al riordino degli strumenti, è seguita nel 2010 la catalogazione che è stata affidata a Carlo Stella, dottorando in fisica, con la guida del professor Giacomo Margagliotti e la cura del tecnico Alberto Cherti. Il progetto ha previsto l’indagine di 160 strumenti, per la maggior parte funzionanti, alcuni ancora in uso in corsi di laboratorio. A seguito del lavoro svolto ora è possibile suddividere la collezione di Fisica in categorie. Il manometro, le bilance di precisione, il diapason, i pesi campione, l’analizzatore di suono e il termoscopio di Looser si riferiscono alla misurazione di fenomeni di meccanica, termologia o acustica. Numerosi sono gli strumenti per quantificare o riprodurre fenomeni elettrici e magnetici: modelli di pila, voltmetri, millivoltmetri, microamperometri, galvanometri di Deprez-D’Arsonval, elettrometri di Kolbe e ancora l’elettroscopio, esemplari di tubo catodico, resistenze, condensatori, alimentatori, il ponte di Wheatstone. Allo studio di aspetti dell’ottica sono destinati: i prismi, i polarimetri di Laurent, gli spettrometri, le lenti, l’interferometro di Michelson. Presenti anche rilevatori di radiazioni ionizzanti, dallo scintillatore al fotomoltiplicatore, dal contatore di Geiger-Muller alle penne dosimetriche, e strumenti per l’analisi del segnale come l’oscilloscopio, il generatore di impulsi elettrici, il Time Digital Converter (TDC) e l’Analog to Digital Converter (ADC). All’uso dimostrativo sono destinati i modelli di motore a scoppio, di motore diesel, di turboreattore. Accostando le singole schede si ottiene l’immagine di una collezione in grado di raccontare l’evoluzione dell’indagine scientifica nei principali campi della fisica, tuttora materie di insegnamento universitario. Ogni strumento mette in luce aspetti di un fenomeno e se il progresso ne ha migliorato la maneggevolezza, la praticità d’uso e la velocità di risposta, la loro funzione è rimasta inalterata così come la loro efficacia. Il passaggio dalla misurazione analogica a quella elettronica o digitale non corrisponde all’abbandono di questi strumenti che possono fornire dati egualmente precisi da essere termini di paragone in un’analisi sperimentale. Le tappe di una scoperta scientifica possono dunque essere spiegate anche percorrendo lo sviluppo della strumentazione adottata che cerca di riprodurre e quantificare aspetti diversi di un fenomeno.

BIBLIOGRAFIA

Beni Culturali Friuli Venezia Giulia, I beni culturali del Friuli Venezia Giulia. La catalogazione partecipata. Progetti 2010-2012, Passariano di Codroipo (UD) 2013

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