Inaugurato nel 1961, il Museo ha sede in località Monastero, nel suburbio nord-orientale di Aquileia, in un edificio già occupato dalla chiesa di un cenobio benedettino altomedievale e, in seguito alla sua soppressione nel 1782, da un magazzino rurale della ottocentesca villa Ritter Záhony. Il carattere del tutto eccezionale di questa sede museale, che ospita reperti databili tra il IV e il X secolo d.C., provenienti dai luoghi di culto e dalle necropoli cristiane aquileiesi, risiede nel fatto che l’edificio stesso trae origine da una basilica cristiana della metà circa del V secolo, della quale sussistono notevoli resti strutturali, fra i quali spicca la notevole pavimentazione a mosaico geometrico policromo. Dopo una serie di parziali ristrutturazioni nei primi secoli dell'altomedioevo, la primitiva chiesa fu radicalmente rimaneggiata intorno al X secolo con l’avvento delle monache benedettine e, in età moderna trasformata in magazzino per la vinificazione (folador). L’allestimento museale ha comportato il recupero delle strutture dell’originaria basilica al pianterreno della ex tinaia, con l’aggiunta di una balconata e di una galleria superiore, che consentono una suggestiva visione dall'alto dei resti della chiesa paleocristiana. Al piano terra sono conservati anche tratti della seconda pavimentazione musiva della chiesa, risalente al tardo V secolo, elementi scultorei e iscrizioni. Il primo piano ospita soprattutto i mosaici pavimentali con ricco repertorio ornamentale recuperati a fine Ottocento negli scavi della basilica della Beligna, a sud del centro di Aquileia. Nella galleria superiore, infine, sono collocate oltre 130 iscrizioni funerarie latine e greche di IV-V secolo, molte delle quali recano singolari rappresentazioni di defunti in vesti di oranti.
Il Centro regionale ha avviato la catalogazione presso questa importante realtà museale dal 2006, producendo un numero rilevante di schede RA – Reperti archeologici nel biennio 2013-2014. Queste ultime riguardano lastre sepolcrali con iscrizioni, catalogate grazie ad un progetto di censimento promosso dal Centro di antichità alto adriatiche, che mirava a studiare il vasto corpus di iscrizioni di committenza cristiana provenienti dall’antica città di Aquileia, che anche in età tardoromana, in coincidenza con la diffusione del cristianesimo, rivestì un ruolo di primissimo piano tra i centri dell’Impero sotto il profilo politico, religioso e culturale. La schedatura ha preso in esame reperti poco noti o del tutto inediti e per la quasi totalità non esposti al pubblico, grazie a un accordo con la competente Soprintendenza per i Beni Archeologici regionale. Delle antiche dediche funerarie, redatte in lingua latina o greca e in molti casi accompagnate da immagini, simboli e monogrammi cristologici, sono state rilevate nel corso della catalogazione le caratteristiche tecnico-formali, materia, misure e stato di conservazione dei supporti, apparato iconografico, paleografia e di contenuto, trascrizione dei testi, particolarità linguistiche e di formulario con l’aggiunta di traduzioni, confronti bibliografici e immagini, così da rendere fruibile in rete una significativa esemplificazione di testimonianze della cultura funeraria aquileiese di IV-V secolo d.C.
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