Tempietto longobardo, aree, siti e monumenti

Tempietto longobardo

Localizzazione
Cividale del Friuli (UD) Valle
Denominazione
Tempietto longobardo
Tipologia
aree, siti e monumenti

Il cosiddetto "tempietto longobardo" sorge all'interno del complesso monastico di Santa Maria in Valle, affacciato sul fiume Natisone, nel cuore della gastaldaga (ossia il quartiere dove aveva sede il Gastaldo, il rappresentante del re) della Cividale longobarda. La fondazione dell'oratorio, probabilmente come cappella palatina, risale intorno al 760 d.C.; purtroppo, nessun elemento chiarificatore circa la sua effettiva datazione o riguardo il committente che ne volle la costruzione si ricava dai pochi lacerti rimasti dell'iscrizione dedicatoria dipinta in versi lungo le pareti. In seguito, la cappella venne annessa come oratorio al monastero benedettino femminile di Santa Maria in Valle (l'edificio è tutt'ora esistente, benché privo della funzione originaria), ricordato dalle fonti a partire dal IX secolo; il complesso monastico inglobò pure l'antica chiesa di San Giovanni (VI-VII secolo), che oggi sopravvive nella sua configurazione settecentesca. Dal punto di vista architettonico, il “tempietto" si configura come un'alta aula a pianta quadrata, con pareti mosse da nicchie ad arconi, conclusa superiormente da una volta a crociera; una monumentale trifora separa il corpo centrale dell'aula dal basso presbiterio rettangolare, diviso in tre navatelle coperte a botte. Il carattere straordinario di questo edificio risiede soprattutto nell'apparato decorativo degli interni, oggi in parte compromesso, ma che originariamente contemplava stucchi, affreschi e mosaici. Se di questi ultimi restano minime tracce, è invece possibile ancora ammirare alcuni lacerti degli affreschi di VIII secolo, caratterizzati da grande eleganza formale e riconducibili ad ascendenze greco-bizantine: nella parete d’ingresso, il Cristo Logos tra gli Arcangeli Michele e Gabriele e alcuni martiri; nella parete settentrionale, un Sant'Adriano. Rivestono sicuro interesse anche le pitture realizzate nel corso dei restauri due-trecenteschi dell’oratorio. Uniche nel panorama artistico dell’Italia longobarda, le decorazioni a stucco rappresentano l’elemento di maggior pregio artistico del “tempietto”. Originariamente, esse dovevano ornare l’intero edificio, mentre oggi ne restano ampie testimonianze soprattutto sulla parete occidentale, opposta al presbiterio: nel registro inferiore, sul portale d’ingresso spicca un arcone decorato finissimamente a giorno, con un tralcio di vite a spirale entro doppia cornice con bordi a ovuli e sferette di vetro al centro (molte delle quali mancanti). Notevoli anche le cornici marcapiano, recanti un motivo a fiori, arricchiti al centro da ampolle vitree. Nel registro superiore, addossata al muro di controfacciata, resta un’eccezionale teoria di figure in altorilievo. Si tratta di sei personaggi femminili a figura intera, alti poco più del vero, disposti in due gruppi simmetrici ai lati di una monofora centrale, a sua volta inquadrata e sottolineata da elementi in stucco. Quattro delle sei figure indossano vesti regali e diadema imperiale; stringono nelle mani la croce e la corona del martirio. Le altre due figure vestono abiti monacali e si rivolgono con un gesto di devozione verso la nicchia-finestra centrale, fonte della luce che simboleggia il Cristo. Si ipotizza che analoghe teorie comparissero sulle pareti contigue, mentre sopra la trifora del presbiterio poteva, forse, trovare posto un gruppo plastico di dimensioni maggiori, raffigurante il Cristo o l’Annunciazione. L’interpretazione di queste figure femminili, tutte nimbate e dall’aspetto ieratico, resta ancora incerta, anche se l’ipotesi più accreditata è che si tratti di sante e di martiri, mentre indiscutibile è la maestria tecnica e stilistica degli artisti - forse provenienti dal vicino Oriente in seguito alla crisi iconoclasta - che eseguirono tutto l’apparato decorativo a stucco. Meritano una citazione anche gli elementi architettonici in marmo (architravi, colonne, capitelli), tuttora in situ, molti dei quali provenienti dalla spoliazione di edifici di età romana, e gli stalli lignei del coro, risalenti al XIV secolo. La straordinaria ricchezza dell’edificio non lascia dubbi circa il livello elevatissimo della committenza che ne promosse la realizzazione, sicuramente legata alla corte regia longobarda. Secondo alcuni, l'iniziativa si deve ad Astolfo, duca del Friuli (744-749) e re dei Longobardi (749-756), e a sua moglie Giseltrude.

BIBLIOGRAFIA

Thorp H., Il Tempietto longobardo. La cappella palatina di Cividale, Cividale del Friuli (UD) 2006

Tavano S., Il Tempietto longobardo di Cividale, Udine 1990

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