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Sotto il nome di ipogeo celtico va un singolare complesso sotterraneo, indicativamente risalente ad epoca preromana, la cui funzione attraverso i secoli è ancora abbastanza controversa. Probabilmente, esso ebbe origine da una cavità naturale situata lungo l’argine roccioso del fiume Natisone; all’interno di questa cavità, scavando direttamente il conglomerato roccioso, fu realizzata una serie di ambienti e di corridoi disposti su diversi livelli e raccordati da gradini. Una camera centrale, cui si accede da una ripida scala, immette in tre cunicoli, a loro volta comunicanti con piccoli ambienti. Alle pareti si osserva la presenza di sedili, bancali, nicchie, cavità e pilastrini, sempre ricavati nella pietra, come anche di tre raffigurazioni stilizzate di volti (maschere). Stando ad un'ipotesi, si tratterebbe di un ipogeo funerario, forse riconvertito da una più antica cisterna d'acqua. All'uso e ai riti sepolcrali andrebbero ricondotte le cavità e i sedili ricavati sulle pareti, come anche le maschere, assimilate alle têtes coupées della Francia meridionale ed al periodo Latène II (300-100 a.C.).
Stucchi S., L’ipogeo celtico cividalese detto “Carceri Longobarde", in Studi Goriziani, 1949, 12