Ragazza con cesto e rondini, dipinto, Bolaffio Vittorio, XX

Oggetto
dipinto
Soggetto
paesaggio con figure: donna con cesto
Autore
Bolaffio Vittorio (1883/ 1931)
Cronologia
1925 ca.
Misure
cm - altezza 71, larghezza 91
Codice scheda
OA_7796
Collocazione
Gorizia (GO)
Palazzo Attems Petzenstein
Musei Provinciali. Pinacoteca
Iscrizioni

Paesaggio con figura femminile in primo piano a sinistra e case in secondo piano a destra. Di fronte alle case sono raffigurati un uomo che sorregge un sacco e un carro trainato da cavalli ripreso posteriormente. La ragazza in primo piano indossa una maglia bianca e una gonna rosso-arancio. Volge la testa verso l'alto per osservare le rondini che volano in cielo. Sorregge con il braccio sinistro una cesta vuota e porta la mano destra alla testa. Sullo sfondo, un muro divisorio congiunge le case in lontananza e un portone in primo piano a sinistra di colore marrone. Il paesaggio è orchestrato sui toni dell'azzurro e dei rosa.

Cesare Sofianopulo (Due artisti triestini alla Biennale. Arturo Nathan e Vittorio Bolaffio, in “Il Messaggero Veneto”, Udine, 21 settembre, 1948) ricordava che il dipinto fu esposto alla Permanente triestina del 1926 in coppia al Viandante (Montenero 1975, n. 32); la tela fu poi donata dall'artista all'amico di famiglia Carlo Morpurgo, mentre il pendant andava alla sorella del pittore Olga Bolaffio Brioschi. Nel 1932 fu esposto in occasione della mostra postuma organizzata nell'ambito della quarta sindacale (Morassi 1932, pp. 53-63). Giulio Montenero (1975, p. 51) osservava che la tela “riprende il soggetto di Primavera, ma ne altera le risultanze stilistiche. È un Rosai depurato da riferimenti folcloristici. È un Carrà che confina gli accenti monumentali all'aneddoto (le casette, il carro, l'uomo che porta il sacco), aneddoto conclusivo di ampi e tersi spazi necessari a creare lo squilibrio vuoto alla destra della novecentesca fanciulla”. La prima idea del dipinto qui esaminato è abbozzata in uno schizzo (Musei Provinciali di Gorizia, dono della famiglia Morassi, 1989, inv. 3479/7) a matita nera tracciato sulla carta quadrettata del verso di un disegno raffigurante un Teatrino, realizzato in Oriente come appunto di viaggio nel 1913-1914. Lo schizzo, verosimilmente databile all’inizio degli anni venti, rivela come, in origine, la ragazza con il cesto non fosse la protagonista assoluta della composizione: nel disegno, infatti, il suo festoso avanzare a passo di danza è oggetto d’ammirazione di un uomo ripiegato su se stesso e seduto sulla panca sotto il muro. Una visione legata al vissuto dell’artista quale vagheggiato miraggio di bellezza e purezza femminile. Nella versione ad olio, con sottile intelligenza pittorica, Bolaffio abbandona ogni riferimento esplicito al proprio vissuto per sublimare le promesse dell’immagine femminile contrapponendola al Viandante raffigurato nel pendant in cui il protagonista è un uomo curvo visto di spalle, forse il padre dell’artista che allora si andava spegnendo. Queste due visioni solari, colte in uno spazio assoluto, dapprima concavo poi convesso, sembrano rappresentare due momenti estremi: l'esplosiva gioia della primavera che scende ebbra di cielo nuovo e di profumi freschi e l'implosiva rassegnazione del curvo viandante, che “incarna nel borghese frustrato l'ultimo eroe romantico" (Montenero 1975, p. 52). (DELNERI 2007, p. 142). Bolaffio dipinse lo stesso soggetto in un quadro di dimensioni minori intitolato "Primavera o le rondini" (Trieste, collezione Perizzi). L'opera si può definire tipica del pittore per "quel suo esprimere il mondo in tele lunghe, basse, dominate dalla linea orizzontale ed in cui persino la luce è trasversale " (da "Emporium", 1932). Vale anche per questo dipinto quanto M. Malabotta (1932) dice a proposito dell'opera di Bolaffio in generale: "gli insegnamenti del Fattori sono fondamentali per la formazione e organizzazione dell'arte del Bolaffio: alcune regole della sua pittura hanno a Firenze le loro radici. Il fare sobrio, costruttivo, organico, l'imprimere alla composizione costanti direttive orizzontali e il farla svolgere entro essi, il dare come sfondo alle figurazioni superfici liscie, piatte e vaste, trovano la loro origine negli insegnamenti del Livornese". Esiste nella raccolta dei disegni del Bolaffio al Civico Museo Revoltella di Trieste uno schizzo (inv. N.M.5) che ripropone una figura femminile colta nello stesso attegiamento.

BIBLIOGRAFIA

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Vittorio Bolaffio, Vittorio Bolaffio 1883 – 1931, Trieste 1975

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