Festa popolare in Friuli, dipinto, Altieri Sergio, XX

Oggetto
dipinto
Soggetto
festa popolare
Autore
Altieri Sergio (1930/)
Cronologia
1955
Misure
cm - altezza 140, larghezza 180.5
Codice scheda
OA_7870
Collocazione
Gorizia (GO)
Palazzo Attems Petzenstein
Musei Provinciali. Pinacoteca
Iscrizioni

Paesaggio collinare con una moltitudine di uomini, donne e bambini partecipanti ad una festa all'aperto. Al centro è dipinta l'orchestra e di fronte la pista da ballo sulla quale danzano molte coppie. A sinistra si scorge un carretto di con la scritta "Gelati" a forma di oca. Il personaggio a fianco del carretto suona la tromba. A destra si scorgono di spalle due personaggi con la maglia a righe longitudinali. In basso a sinistra alcuni uomini discutono e si prendono a botte.

Il racconto della sagra del paese si dipana in un ordito fabulatorio narrante la magia di una notte estiva quando uomini, donne e bambini, tutti vestiti a festa, convergono verso il centro luminoso della "pista" da ballo, una radura protetta dalle colline che giganteggiano nel buio contrastando il breve lembo di cielo. L'orchestrina suona e la musica, dolce e suasiva, lega le coppie danzanti ed incatena gli spettatori disposti a circolo, con le braccia conserte, in trepida attesa del prossimo brano per formare nuove coppie. Nel circolo più ampio ed esterno i bimbi sono calamitati dal suono della trombetta di "Gigi Oca" con il suo carrettino di gelato, uomini e donne chiacchierano tra loro, siedono ai tavoli del baracchino dei rinfreschi. Ci sono anche i calciatori con le magliette della squadra del paese mentre, nelle zone d'ombra, si appartano le coppiette ed il gruppo dei facinorosi conclude a pugni e botte una discussione, forse politica. Nella presentazione della personale dell'artista alla galleria "La Parete" a Milano nel 1963, Luciano Budigna ripercorreva la vicenda creativa di Altieri osservando che «la sua prima stagione dal 1949 sin verso il '55, appare scopertamente "narrativa": i suoi quadri in quegli anni sono il racconto minuziosamente aneddotico di quanto gli accade intorno: le quotidiane, umili e sobrie visioni dei paesi e della gente della valle isontina dove egli tuttora vive e lavora; convegni amorosi dietro i fienili, sagre paesane, matrimoni in pompa magna, processioni su per la collina. Ma già in queste immagini di cronaca sentimentale, in queste scene spesso gremite di personaggi "veri", si insinua come un desiderio di favola, di fuga in un'aura chagalliana: ed è soprattutto il colore ad appagarlo, sono le segrete intensità, le misteriose vibrazioni della materia pittorica, pazientemente accudita, strenuamente perseguita nelle sue possibilità di un canto autonomo, di espressione pura. Altieri ha fiducia nel colore come Mallarmé nella rima». Mario De Micheli (1979) enucleava la poetica degli anni giovanili di Altieri contestualizzando l'artista nell'ambiente artistico goriziano e friulano del dopoguerra: «La preoccupazione per l'uomo e per la sua sorte [...] è già nella greve materia delle sue prime opere espressionistiche ed è ancora con la più esplicita enunciazione in quelle degli anni che si collocano sotto il segno del realismo. Da Zigaina ad Anzil, il movimento realista in Friuli ha saputo dare una serie indimenticabile ed emozionante d'immagini. Qui, forse più che altrove, l'adesione alla vicenda popolare contadina è stata immediata, naturale, fruttuosa. È da questo stesso clima che è nata la prima poesia di Pasolini. Ecco: il realismo di Altieri ha la medesima origine, anche se egli, a quest'epoca aveva poco più di vent'anni. La sua adesione alle istanze realistiche aveva una spontanea freschezza, un trasparente candore, che gli consentivano di articolare i suoi temi in limpidi racconti, dall'episodio partigiano all'azione di uno sciopero, da un incontro d'amore sulle colline al gruppo di giovani che cantano insieme, a una più semplice scena di vita. Allora il suo segno era nitido, definito, un segno che fissava le figure nei loro gesti precisi, nelle loro precise fisionomie. Non vi erano incertezze allora, nulla che potesse mettere in dubbio il senso della realtà in atto, la speranza di una radicale trasformazione del mondo. Se lo stesso segno si è rotto, se la sua definizione è stata riassorbita, le ragioni non sono certamente e unicamente di natura formale. Sono ragioni da ricercare nella storia che abbiamo vissuto dopo il '56, nei traumi e nelle lacerazioni che hanno messo a repentaglio tante nostre sicurezze ideali». (DELNERI 2007, p. 126)

BIBLIOGRAFIA

Sergio Altieri, Sergio Altieri. Figure del mito. Opere 1949-2008, Codroipo (UD) 2008

Delneri A., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007

Bradaschia G., Andiamo insieme a visitare i Musei Provinciali di Gorizia, Gorizia 1980

De Micheli M., Sergio Altieri. Presentazione dell'artista, in Altieri 1949-1979, Gradisca d'Isonzo (GO) 1979

Budigna L., Presentazione per la personale alla Parete, Milano, 1963, in Altieri 1949-1979, Gradisca d'Isonzo (GO) 1979