in basso a destra: BIDOLI - 1934
retro, tela: Sig[...]13
Natura morta con quattro teste scolpite che poggiano su un ripiano. Da sinistra: in primo piano, testa scolpita di uomo di colore verde; leggermente in secondo piano testa scolpita di donna di colore rosso con cappello; in primo piano testa scolpita di uomo di colore bianco; in primo piano testa scolpita di uomo di colore blu. Tutte le sculture poggiano verticalmente sulla base del collo su un ripiano di colore bianco tranne quella bianca che poggia orizzontalmente sulla nuca sopra un riquadro rettangolare di colore ocra. La testa scolpita di uomo di colore verde e la testa scolpita di donna di colore rosso sono rivolte verso il riguardante. La testa scolpita di uomo di colore blu è rivolta verso lo sfondo. La testa scolpita di colore bianco, poggiando orizzontalmente sulla nuca, è rivolta verso l'alto. Il punto di vista dell'inquadratura è leggermente dall'alto. Lo sfondo è indefinito di colore grigio.
Entrato a far parte delle collezioni museali in occasione della mostra commemorativa dedicata a Sofronio Pocarini nel 1935, il dipinto raffigura un angolo dello studio dello scultore Marcello Mascherini (Udine, 1906 – Padova, 1983) allora residente a Trieste. Su di un ripiano, sono poggiate quattro teste, probabili lavori preparatori in gesso per altrettanti ritratti in attesa della traduzione in bronzo. L’opera, caratterizzata da un sobrio impianto formale e da una ricercata oggettività della raffigurazione, è costruita da una fitta trama di pennellate che torniscono i volumi nella luce conferendo all’immagine un’atmosfera di sospensione quasi metafisica. L’esecuzione del dipinto, che testimonia dei rapporti di frequentazione tra lo scultore e il pittore, si colloca cronologicamente nel periodo più felicemente creativo del suo artefice. Quest’ultimo, dopo aver compiuto la propria formazione all’Accademia di Venezia con Ettore Tito e Augusto Sezanne, aveva lavorato, nel corso degli anni Venti, come decoratore, esordendo a fianco di Piero Lucano nella sistemazione del Bar Eden a Trieste, nel 1921. Se inizialmente la sua pittura si era orientata verso le suggestioni del simbolismo secessionista con uno stile prossimo a soluzioni divisioniste (La piovra, 1920 ca.; Trieste, Museo Revoltella), successivamente approdò ad un linguaggio figurativo volto al recupero formale e quanto più possibile oggettivo dell’immagine, avvertito dei raggiungimenti della Neue Sachlicheit tedesca da un lato, e delle poetiche novecentiste dall’altro. Ciò gli consentì di raccogliere non pochi successi alle mostre sindacali interprovinciali svoltesi nel capoluogo giuliano nel corso degli anni Trenta, a cui partecipò con una certa assiduità ed, inoltre, di ottenere il premio della Confederazione Nazionale Fascista Professionisti Artisti alla Prima Mostra Nazionale del Sindacato Belle Arti tenutasi a Firenze nel 1933 (V. GRANSINIGH, Schede biografiche, in A. DELNERI (a cura di), Il Novecento a Gorizia. Ricerca di una identità. Arti figurative, catalogo della mostra di Gorizia, Venezia 2000, pp. 161-162). Il dipinto di cui si tratta venne realizzato ad un anno di distanza da questo riconoscimento ufficiale ed evidenzia raggiungimenti stilistici del tutto simili alla Sirenetta portata a compimento nel 1935 (Trieste, Assicurazioni Generali) che testimonia la completa adesione dell’artista agli indirizzi stilistici del Novecento italiano. (GRANSINIGH 2007, p. 132)
Gransinigh V., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007
Novecento Gorizia, Il Novecento a Gorizia. Ricerca di una identità. Arti figurative, Venezia 2000, Arti figurative
Marini R., Gorizia alla memoria di Sofronio Pocarini. Tre sale di arte giuliana contemporanea, in La Panarie, Udine 1935, a. XII, n. 72 (nov.-dic.)