Monti di Forni di Sotto, dipinto, Pellis Giovanni Napoleone, XX

Oggetto
dipinto
Soggetto
paesaggio montano: Forni di Sotto
Autore
Cronologia
1927 post - 1936 ante
Misure
cm - altezza 67.5, larghezza 82
Codice scheda
OA_8173
Collocazione
Gorizia (GO)
Palazzo Attems Petzenstein
Musei Provinciali. Pinacoteca
Iscrizioni

Paesaggio montano su cui si apre una vallata caratterizzata da alberi spogli e terra brulla. Il cielo è azzurro.

Nato a Ciconicco di Fagagna, Giovanni Napoleone Pellis ebbe i primi apprendimenti artistici a Udine incoraggiato dal pittore Leonardo Rigo. Si recò a Venezia nel 1907 dove seguì i corsi liberi all’Accademia di Belle Arti tenuti da Guglielmo Ciardi. Tra il 1909 e il 1913 partecipò alle mostre di Cà Pesaro entrando così in contatto con esperienze artistiche dell’avanguardia europea attraverso il tramite del pittore Gino Rossi. Questo periodo è infatti contrassegnato da opere che risentono dell’espressionismo d’oltralpe per gli accesi cromatismi timbrici di ascendenza klimtiana, sempre mutuati dalla visione di Gino Rossi con il quale ebbe un sodalizio artistico insieme a Umberto Moggioli e Arturo Martini. Nel 1914 l’artista vinse la borsa di studio Marangoni che gli permise di recarsi a Roma e frequentare lo studio di Aristide Sartorio. In quel periodo conobbe anche Felice Carena, uno dei protagonisti della “Secessione Romana”. Conclusasi la prima guerra mondiale, Pellis rientrò in Friuli soggiornando per lunghi periodi a Sauris insieme a Giuseppe Barazzutti e Marco Davanzo. Sono gli anni ’20-’21 in cui l’artista scopre il mistero e il fascino della montagna, dove i paesaggi autunnali di Sauris vengono tradotti nel linguaggio divisionista di Giovanni Segantini. Capolavoro di questi anni è il famoso “Viatico” del 1922 esposto alla Biennale di Venezia e ora conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Udine. Alla fine dello stesso anno Pellis tornò a Roma per continuare a fruire della Borsa di studio Marangoni e qui conobbe De Chirico, Mafai, Scipione, artisti che da lì a poco avrebbero costituito la “Scuola romana”. Terminati i denari offerti dalla borsa di studio, Pellis dovette tornare in Friuli, ospite del fratello a San Giorgio di Nogaro. Sono anni di sconforto che il pittore trascorre amaramente in questa località fino al 1931, inframmezzati da soggiorni in montagna a Malga Tullia nelle estati del 1926 e 1927 e nell’inverno dello stesso anno a Forni di Sotto. Pellis in questo periodo pare non riuscire a entrare in sintonia né con le novità artistiche nazionali che friulane, tanto da non prender parte nel 1928 alla “Scuola friulana d’avanguardia” capeggiata dai fratelli Basaldella, Angilotto Modotto, Candido Grassi e Alessandro Filipponi. Egli rimedita sulle esperienze passate realizzando opere aventi soggetti diversi, da ritratti, a nudi sino agli amati paesaggi montani. Nel 1931 si trasferì a Udine in una casa ai piedi del castello, e qui risente del nuovo linguaggio figurativo dettato dal plasticismo novecentesco, ormai divenuto linguaggio comune. In questo periodo partecipò alle esposizioni sindacali del capoluogo friulano con opere di vario soggetto: ritratti, nudi, paesaggi. Verso la seconda metà degli anni ’30 e i primi anni ’40 realizzò anche dei pregevoli dipinti a soggetto floreale e degli splendidi paesaggi montani come “Nevicata a Sauris”. Lo scoppio della seconda guerra mondiale non lascia strascichi nella pittura di Pellis, tanto da prediligere scorci udinesi dall’atmosfera solare testimoni di una dimensione senza tempo. In quegli anni intanto anche in Friuli esplode il Neorealismo contrassegnato dall’opera di Zigaina, Anzil, de Cillia a cui però l’artista ne rimane del tutto estraneo. Le sue opere degli anni ’50 hanno spesso trattato il tema alpino con una resa pittorica a volte materica, altre evanescente sempre comunque alla ricerca di una nuova visione arrivando anche al limite della sintesi compositiva e allo sciogliersi della pennellata. Altri sono i soggetti trattati in questi anni: Venezia, Lignano, la costa palermitana, ritratti. Accesi cromatismi dall’anima espressionista sono evidenti nella splendida serie dei “Giardini” sino a giungere nel 1961 ad una gestualità quasi informale ne “Il mio Giardino”. Dello stesso anno il suo famoso “Autoritratto” segna la fine ideale del suo percorso artistico le cui radici nella pittura espressionista sono qui esasperate in un gestualismo prorompente. Pellis morì improvvisamente a Valbruna nel 1962 e due paesaggi di questa località montana appena abbozzati e rimasti incompiuti sono le sue ultime produzioni. L’opera presente nelle collezioni dei Musei Provinciali si inserisce nel filone del paesaggio montano tanto amato dal pittore e mai abbandonato in tutto il suo percorso artistico. Si tratta di una veduta delle montagne di Forni di Sotto che fanno da scenario alla vallata ripresa frontalmente con taglio prospettico. La pennellata è larga e corposa capace di strutturare la scena con forza grazie anche all’incisiva linea di contorno che delimita le campiture. I toni sono pacati tendenti ai bruni, ai grigi e agli azzurro cupo, forse a rendere con veridicità un paesaggio tardo autunnale, come testimoniano gli alberi spogli e le montagne non ancora del tutto innevate. Le caratteristiche formali e stilistiche del dipinto, donato dallo stesso autore nel 1936 ai Musei Provinciali, fanno propendere per una datazione allo scorcio degli anni ’20, quando ormai supera la tecnica divisionista e le sue vedute montane, tra l’altro proprio quelle del soggiorno a Forni di Sotto nell’inverno del 1927, si fanno più strutturate.

BIBLIOGRAFIA

Pinacoteca Musei, Repertorio di ulteriori opere della Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007

Damiani L., L'avventura creativa, in Giovanni Napoleone Pellis 1888-1962, Udine 1988

Damiani L./ Brunello Zanitti E./ Cabrini P., Giovanni Napoleone Pellis 1888-1962, Udine 1988