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Nel dipinto sono raffigurati Abramo, l'angelo, Isacco e l'ariete sacrificale. Abramo è al centro della composizione e si rivolge verso l'angelo che lo sovrasta, assiso su una nuvola. Questi afferra per il braccio destro Abramo, il quale sta per infliggere il colpo mortale a Isacco che è ai suoi piedi, alla base della composizione. L'angelo trattiene con la mano sinistra la lama della spada brandita da Abramo. All'estrema sinistra, in basso, è raffigurato l'ariete sacrificale e di lato un albero. Sullo sfondo è dipinto un paesaggio montano.
Il dipinto veniva attribuito ad Antonio Paroli da Maddalena Malni Pascoletti (1980, p. 1717) che rilevava le affinità tra la figura ed il volto di Isacco e quelle di Beniamino nella serie delle Storie di Giuseppe l’ebreo (si vedano le successive schede) ed osservava che “a favore di un’attribuzione al Paroli parla altresì l’impianto generale della scena e soprattutto l’uso del colore, che è proprio tipico del pittore goriziano”. Ferdinand Šerbelj (1996, p. 85) considerava che l’allineamento cadenzato dei personaggi smorza “l’atmosfera carica di tensione della scena, che non viene drammatizzata neppure dal ritmo dei panneggi, stranamente svolazzanti per la maniera del Paroli, mossi grazie ad un allegro gioco di colori e di effetti luminosi per un maggiore effetto scenico”. (DELNERI 2007, p. 58)
Delneri A., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007
Šerbelj F., Antonio Paroli, Ljubljana/ Gorizia/ Nova Gorica 1996
Malni Pascoletti M., Il Seicento ed il Settecento nel Goriziano, in Enciclopedia Monografica del Friuli-Venezia Giulia, Udine 1980, III/ 3