L'armonia dell'imbrunire, dipinto, Pocarini Sofronio, XX

Oggetto
dipinto
Soggetto
paesaggio
Autore
Pocarini Sofronio (1898/ 1934)
Cronologia
1926 ca.
Misure
cm - altezza 54.5, larghezza 64.5
Codice scheda
OA_8773
Collocazione
Gorizia (GO)
Palazzo Attems Petzenstein
Musei Provinciali. Pinacoteca

Il dipinto propone, in forme sintetiche e geometricamente stilizzate, la visione di un paesaggio tra le montagne, ricomposta in campiture cromatiche omogenee orchestrate sulla dominanza dei toni freddi del verde e dell’azzurro.

Il quadro, esposto alla IV Esposizione d’Arte delle Tre Venezie di Padova nel 1926 con il titolo Villaggio alpino, figurava accanto alle opere di altri autori futuristi noti a livello nazionale come Umberto Boccioni – a cui era stata dedicata una mostra retrospettiva – Enrico Prampolini e Fortunato Depero. Dino Vittor Tonini, organizzatore dell’esposizione, aveva invitato Pocarini a presentare le proprie opere, in virtù della sua adesione ufficiale al Futurismo avvenuta nel 1919, anno in cui, insieme a Mirko Vucetich, aveva fondato a Gorizia il Movimento Futurista Giuliano, divenendone il più attivo animatore. Personalità eclettica di pubblicista, poeta e letterato, pittore e uomo di teatro, al termine della prima guerra mondiale si era dedicato al giornalismo, dapprima come corrispondente da Fiume ed in seguito quale redattore de «La Voce dell’Isonzo» e direttore di quotidiani e riviste attivi nel capoluogo isontino come «La Voce di Gorizia», «El refolo Gorizian», «Squille Isontine» e «L’Eco dell’Isonzo». Il suo impegno in ambito figurativo si affiancava a quello non meno importante nel campo della poesia e del teatro: nel 1923 pubblicò Carnevale, sua prima raccolta di liriche, cui fecero seguito, nel 1925, Lollina e nel 1931 Oscillazioni, mentre nello stesso 1923 fondò la «Compagnia del Teatro Semifuturista» che debuttò alla presenza di Filippo Tommaso Marinetti. In quel periodo andarono approfondendosi i suoi interessi per l’arte d’avanguardia che si erano già manifestati negli anni di guerra culminando nella pubblicazione della rivista «L’Aurora» che uscì, con qualche irregolarità, tra il dicembre del 1923 e l’ottobre del 1924. I dipinti di Pocarini rispecchiano le sue convinzioni avanguardistiche e più volte la critica commentando l’opera di cui si tratta ne ha rilevato le affinità con la pittura di Balla. Tali consonanze, riferibili piuttosto ai lavori coevi di Prampolini e Depero, si possono spiegare considerando che Pocarini seguiva attivamente ogni iniziativa espositiva e culturale organizzata dal Futurismo a livello nazionale ed internazionale, partecipando con continuità al dibattito che si sviluppava in sede teorica. Erano quelli gli anni in cui quest’ultimo si arricchiva di accenti razionali e strutturali legati al funzionamento meccanico della macchina, vista non più solo quale strumento di velocità e di azione, ma anche come modello per l’impostazione di un nuovo linguaggio espressivo e di rinnovati valori plastici. I capisaldi di poetica erano stati chiariti nel manifesto L’arte meccanica, sottoscritto da Enrico Prampolini, Vinicio Paladini e Ivo Pannaggi nell’ottobre del 1922 e pubblicato sulla rivista «Noi» nel maggio del 1923 (E. CRISPOLTI (a cura di), Futurismo 1909-1944. Arte, architettura, spettacolo, grafica, letteratura…, catalogo della mostra di Roma (Palazzo delle Esposizioni, 7 luglio – 22 ottobre 2001), Milano 2001, p. 320). A tali indicazioni di stile avevano aderito, oltre ai firmatari, artisti come lo stesso Depero, Balla, Dottori ed altri e l’eco delle questioni figurative discusse avevano trovato pronta ricezione in ambito goriziano. Riesce difficile credere che Pocarini non fosse al corrente di quanto si andava trattando sulle maggiori riviste d’avanguardia italiane considerando anche i suoi contributi critici, accolti sulle pagine di periodici come «Energie Futuriste» di Trieste o «La Nuova Venezia», data alle stampe nella città lagunare. È nota, del resto, anche la sua amicizia personale con Prampolini che, nel 1924, scrivendogli da Roma, si complimentava con lui per l’avventura editoriale de «L’Aurora» che di lì a qualche mese avrebbe cessato le pubblicazioni (E. POCAR, Mio fratello Sofronio, Gorizia 1976, p. 199). Le affinità rilevabili nelle prove pittoriche di Pocarini, pertanto, non sarebbero da attribuirsi ad un’ispirazione diretta sulle opere degli esponenti del cosiddetto “secondo Futurismo”, quanto piuttosto ad un’interpretazione personale delle questioni teoriche dibattute all’epoca, rielaborate forse in un’ottica provinciale ma dotata di una sua personale originalità. Secondo questa prospettiva deve essere perciò riletta la composizione del dipinto in oggetto nel quale la sintesi geometrica dell’immagine evidenzia il gioco ad incastro delle campiture cromatiche secondo linee di forza che riuniscono le diverse parti del quadro in una struttura funzionale di tipo quasi ‘meccanico’. Come rilevato da Franca Marri, l’opera fu probabilmente esposta anche alla IV Esposizione d’Arte del Sindacato Regionale Fascista Belle Arti svoltasi a Trieste nel 1930 benché fuori catalogo. Commentando infatti le prove pittoriche presentate dall’artista in quella circostanza, Silvio Benco ebbe a scrivere: “Sofronio Pocarini, da Gorizia, insiste nei suoi effetti futuristi d’illusione ottica basata su ritagli geometrici multicolori. In questo genere il suo villaggio, dai piani poliedrici, tra le onde colorate che sintetizzano il paesaggio è cosa molto riuscita” (b. [S. Benco], La Mostra regionale d’Arte al Giardino, in «Il Piccolo di Trieste», 1 ottobre 1930). (GRANSINIGH 2007, p. 200)

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BIBLIOGRAFIA

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Andiamo insieme, Andiamo insieme a Palazzo Attems, in Iniziativa Isontina, Gorizia 1965, a. VII, n. 25

Tragica scomparsa, La tragica scomparsa di Sofronio Pocarini, in La Panarie, Udine 1934, a.XI, n.64 (lug.-ago.)

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Tonini D. V., I futuristi all'esposizione triveneta, in La Voce di Gorizia, Gorizia 1926, 20 luglio

Pinacoteca estate, Pinacoteca d'estate. Viaggio nel primo '900. Opere della Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, s.l. 2010

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