Deposizione, dipinto, Amalteo Pomponio, XVI

Oggetto
dipinto
Soggetto
deposizione di Cristo nel sepolcro
Autore
Amalteo Pomponio (1505/ 1588)
Cronologia
1576
Misure
cm - altezza 200, larghezza 200
Codice scheda
OA_18979
Collocazione
Udine (UD)
Palazzo del Monte di Pietà
Collezione della Fondazione Friuli, già Fondazione CRUP
Iscrizioni

Eseguito per il Monte di Pietà di Udine ed esposto per secoli nella cappella di Santa Maria, il dipinto venne nel 1886 valutato 12.000 lire e quindi sottoposto a restauro per una spesa di 250 lire. Depositato subito dopo presso il Museo cittadino, dov'è attestato fin dal 1892, vi rimase fino al 1984. Oggi è di nuovo esposto al Monte di Pietà, nella sala del consiglio. Nel 1574 l’Amalteo aveva consolidato la sua fama in Udine dipingendo due quadri importanti e di grandi dimensioni, l’Ultima Cena per il presbiterio del duomo di Udine (300x540 cm) e, su committenza del luogotenente, Il Redentore in gloria, i santi Marco, Giorgio e Lorenzo, il luogotenente Girolamo Mocenigo e tre deputati della città, con una splendida veduta a volo d’uccello della città di Udine. Da una nota dei registri del Monte di Pietà, di cui dà notizia Vincenzo Joppi (1892, p. 66), sappiamo che il dipinto con la Deposizione, eseguito nel 1576, forse per un voto fatto in occasione della "Peste del Redentore" del 1575, come pare di capire dalla scritta dedicatoria con firma e data collocate sul sepolcro (in alto REDEMPTORI HV.../ DICATVM; in basso POMPONII AMAL./ MDLXXVI) fu donato dal pittore al pio luogo, il cui consiglio “a dimostrargli il grato suo animo”, gli assegnò 20 ducati. Opera tra le più interessanti del pittore di San Vito al Tagliamento, ha dato luogo a giudizi contrastanti: il di Maniago non risparmia qualche critica in quanto "il Cristo è dottamente disegnato, e belle sono le figure dei Santi, ma le Marie sono ignobili."(1819, p. 158); anche Molajoli e Querini rilevano una certa stanchezza compositiva, forse dovuta alla tarda età del pittore. Al contrario il Cavalcaselle (che dal dipinto trasse un veloce disegno), dandone un' accurata descrizione, rileva come, nonostante il cattivo stato di conservazione abbia compromesso il colore, emergano qui le buone qualità già espresse dall'artista negli affreschi della chiesa dei Battuti di San Vito al Tagliamento e come la composizione sia piena di vita e le figure abbiano buon movimento:"il Cristo è tra le più belle cose fatte da Pomponio. Anche il gruppo della Madonna sorretta da una delle Marie è pieno di passione e di naturalezza. Il disegno e l'esecuzione sono facili e prontissimi"(1973, p. 116). Positivo è nel complesso anche il giudizio del Menegazzi che parla di una "scelta cromatica consona alla drammaticità dell'evento ribadita dall'atteggiamento dei personaggi bloccati in "posa", di un espressionismo troppo dichiaratamente cercato"(1980, p.136) Quando Pomponio Amalteo dipinse la Deposizione per il Monte aveva settantun anni: un'età non proprio tarda, ma certamente avanzata, nella quale trovò più comodo "riciclare" invenzioni già messe in atto nella sua vastissima attività pittorica che produrne di nuove. Di Pietà o Deposizioni, seppure diverse l'una dall'altra ne aveva eseguite molte in precedenza, a fresco e ad olio, tanto più che l'iterazione delle tematiche è in lui un fatto ricorrente. Alcune sono andate perdute, altre sono conservate nella chiesa pievanale di Bagnarola di Sesto al Reghena, nella parrocchiale di Baseglia di Spilimbergo, nella chiesa di Santa Croce a Casarsa della Delizia, nel duomo di San Vito al Tagliamento. A quest'ultima si avvicina, sul piano iconografico, la Deposizione del Monte. Intorno alla figura centrale del Cristo adagiato sul sepolcro, sostenuto da Giovanni mentre la Maddalena gli unge i piedi, si organizza l'intera scena, che vede le Pie donne accanto alla Madonna svenuta a sinistra e Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea in piedi sulla destra. Alla teatralità degli atteggiamenti dei personaggi femminili fa riscontro la fiera compostezza di quelli maschili e il nobile modellato del corpo del Cristo dal volto sofferente. Al centro, in alto, come a spezzare la tensione e a mitigare il dramma, si apre il paesaggio con una turrita Gerusalemme circondata da alte mura e dominata da un possente edificio rotondeggiante e decrescente in altezza, con più ordini di arcate, tale da ricordare la Torre di Babele del fiammingo Peter Bruegel. Sulla destra, il Monte Golgota con le tre croci, dalla cui cima si diparte una stradina per la quale scendono a piedi o a cavallo verso la porta della città popolani e armati guerrieri.

BIBLIOGRAFIA

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