dipinto, ambito salisburghese, XVI

Oggetto
dipinto
Soggetto
sant'Anna con la Madonna, Gesù Bambino e santi
Ambito culturale
ambito salisburghese
Cronologia
1505
Misure
cm - altezza 276, larghezza 176
Codice scheda
OA_21715
Collocazione
Gemona del Friuli (UD)
Palazzo Elti
Museo civico di Gemona
Iscrizioni

Al centro sant'Anna seduta in trono con Maria Bambina sulle ginocchia. In grembo Bambino Gesù con frutto, santa Margherita con anello, eleganti vesti, coronata e reggente la croce astile, drago ai piedi. Di fronte a lei san Ruperto, in preziosi parati, tiene la botticella di sale con la destra e con l'altra mano sostiene il pastorale. In secondo piano i santi Gioacchino e Giuseppe, in alto la colomba dello Spirito Santo; ai loro piedi, inginocchiati in preghiera, i donatori dalle cui mani pende una corona e si snoda un cartiglio. La gamma cromatica risulta cupa: prevalgono il nero e il terra di Siena, ravvivati dal bianco, dall'oro e dal rosso rubino.

E' raffigurato il tema iconografico dell'"Anna Selbdritt" (Anna in tre), frequente nell'arte dei paesi tedeschi. L'opera presenta "caratteri tipici dell'arte transalpina dell'epoca, la quale nonostante la presenza di un'impostazione prospettica acquisita dal rinascimento italiano, conserva evidenti simpatie verso l'affermazione della linea che modella, delineandoli incisivamente figure e panneggi, particolari decorativi e stemmi araldici, le accentuate nodosità delle mani e l'irreale svolgersi dei cartigli con le scritture." (PERISSINOTTO, 1980, p. 224). Nel dipinto ritenuto concordemente di scuola tedesca, si ravvisano modi del Durer o di qualche suo allievo (BRAGATO, 1913, p. 92), dello Holbein o di altri maestri nordici (TAMPAGNO, 1934, p. 314), del Beinholt (DECKER, 1951). MARCHETTI (1958, p. 72) attribuisce il dipinto a un pittore di scuola salisburghese. A Gemona tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo fioriva una facoltosa colonia di commercianti salisburghesi e la stessa famiglia Elti - a cui appartiene uno dei due donatori raffigurati in basso - proveniva da quella località. L'attribuzione al Beinholt , condivisa da C. SOMEDA DE MARCO (1955, p.3) ma non da Marchetti, viene in parte riproposta da M. WALCHER (1982). La studiosa, dopo aver precisato che per motivi pratici (grandi dimensioni della pala e scarsa imprimitura), il dipinto non può che essere stato eseguito a Gemona "da buon pittore di passaggio" (p. 94), ne analizza i vari caratteri stilistici (dai m odi dei Vivarini, al Cranach, al Pacher, allo stile della Donauschule e in particolare al maestro di Muhldorf, talora identificato con Wylhem Beinholt) e rileva che si possono riscontrare molteplici analogie tra l'anonimo autore della pala di Gemona e il cosiddetto Maestro di Muhldorf, in part icolare "una componente pacheriana di base, seppure tradotta in accenti espressionistici" (p. 96). Ma la componente italiana che si ravvisa nell'impostazione prospettica rinascimentale -ben individuabile nella pala di Gemona e viceversa assente nelle opere del Maestro di Muhldorf- rimette in discussione l'intero problema, sicché - conclude la Walcher - mi sembra più prudente concludere che il pittore della pala di Gemona doveva essere un notevole esponente del Donaustil, molto vicino al Maestro di Muhldorf, che dal suo viaggio in Italia e dalla conoscenza della pittura italiana aveva saputo infondere singolari accenti al suo linguaggio." (p. 97).

BIBLIOGRAFIA

Merluzzi F., Schede, in E vennero d'Austria e di Germania. Opere e artisti d'Oltralpe a Gemona (1400-1800), Tavagnacco (UD) 1995