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Ritratto femminile a busto intero di una giovane donna. Indossa un abito in stoffa azzurra con la vita alta sotto il seno, un ampia scollatura, le maniche dapprima a palloncino sulle spalle e poi strette e lunge fio a lasciare scoperte solo le dita della mano. Sotto l'abito una camicetta di chiffon o tulle con l'orlo della scollatura in merletto. I capelli sono divisi al centro da una riga, raccolti in alto sulla nuca con un rotolo di trecce mentre ricadono con piccoli ricci sulla fronte. Completa l'abbigliamento un paio di orecchini, un anello e una collana di perle a doppio filo a cui è appesa una crocetta.
La giovane protagonista del dipinto è raffigurata in piedi, di tre quarti, lo sguardo rivolto fuori dalla tela. Il fondo monocromo e indistinto su cui si staglia la sua figura esalta il pallore dell’ incarnato ed aggiunge sfarzo alla vivace cromia della veste. L’abito, altocinto secondo i canoni dello stile Impero, è infatti costituito dall’alternanza di strisce di raso azzurre e bianche che lasciano spazio, nella parte superiore, all’ ampio scollo rotondo impreziosito da un ricamo di pizzo. Gioielli discreti, dominati dalla collana di perle portata sulle spalle, completano l’abbigliamento della donna assegnandola inequivocabilmente ad un ceto sociale elevato. L’opera è in evidente pendant con il Ritratto di giovane donna in abito rosa (cfr. scheda relativa), dipinto che dal punto di vista compositivo risulta assolutamente speculare a quello in esame. Palesi sono inoltre le analogie riscontrabili fra la fisionomia delle fanciulle: il profilo più appuntito e le labbra maggiormente distese della ragazza con l’abito azzurro portano a scartare l’ipotesi dell’identità delle effigiate suggerrendo piuttosto che si tratti di due sorelle. L’assoluta coincidenza fra gli abiti e i gioielli non suggerisce purtroppo alcuna risoluzione agli enigmi relativi alla precisa identità delle giovani e a quella dell’artista che le ha ritratte. La precisione disegnativa e la cura dei dettagli che caratterizzano entrambe le opere permettono però di parlare quasi di un antesignano di Giuseppe Tominz che, pur rimanendo per ora senza nome, si configura come un artista locale del primo Ottocento richiesto dalle famiglie della “Gorizia bene” per la fedeltà fotografica con cui si poneva di fronte ai protagonisti dei propri ritratti. Eliminando qualsiasi elemento di distrazione che sarebbe potuto derivare dall’ambientazione della figura, l’anonimo maestro si concentra sull’accordo cromatico fra il rossore delle gote e le labbra della giovane, modulando inoltre con la medesima cura le minute pieghe del pizzo attorno alla scollatura e i singoli brillantini che impreziosiscono la croce pendente dalla collana. La figura deve parte della propria posa “inamidata” all’assenza pressoché totale di linee curve sacrificate per favorire l’aspetto formale e totalmente rappresentativo del ritratto. Come accadrà nei decenni successivi, l’artista si sofferma sulla rappresentazione di tutti gli accessori che permettevano l’immediata assegnazione dell’effigiato alla nobiltà o alla nuova borghesia: ceti che, come suggerisce la scomodità rappresentata dall’ampiezza e lunghezza dei polsini, ben si guardavano dal dedicarsi a faticose attività manuali. (Sgubin 2005, p. 64). (MOGOROVICH 2007, p. 82)
Mogorovich E., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007
Guida Museo, Guida al Museo della Moda e delle Arti Applicate, Gorizia 2005
Malni Pascoletti M., Aureo Ottocento. La collezione di gioielli dei Musei Provinciali di Gorizia, Udine 1989
Bradaschia G., Andiamo insieme a visitare i Musei Provinciali di Gorizia, Gorizia 1980