in alto a destra: Barison 1897
retro, sul telaio: Prof. Reichmann nato 1842/ Gorizia
Ritratto di un uomo anziano con i capelli e la barba bianchi a mezzo busto leggermente di tre quarti rivolto verso sinistra. Indossa una giacca nera sopra una camicia bianca e una cravatta nera. Porta gli occhiali con la montatura in metallo. Lo sfondo è indefinito sulle tonalità del marrone.
Sul fondo neutro della tela si staglia, individuata da un fascio di luce trasversale, la figura a mezzo busto del ritrattato che una vecchia iscrizione apposta sul telaio del dipinto ci permette di identificare come il professor Reichmann, nato a Gorizia nel 1842. L’attenzione dell’artista si concentra sul viso severo e austero dell’effigiato che indossa una paio di occhiali tondi e rivolge allo spettatore il volto privo di sorriso, incorniciato da capelli, barba e baffi bianchi. La giacca e la cravatta scure appaiono appena rischiarate dallo sparato e dal colletto chiari della camicia che contribuiscono, con la loro luminosità, a far risaltare maggiormente i tratti somatici del ritrattato. La firma apposta dall’artefice permette di ricondurre l’esecuzione dell’opera al pittore Giuseppe Barison, acclamato ritrattista della ricca borghesia triestina nel corso della seconda metà dell’Ottocento ed oltre, fino alla morte avvenuta appunto a Trieste nel 1931. Dopo aver compiuto la sua prima formazione nella città natale presso la scuola privata diretta da Karl Haase, l’artista si recò a Vienna dove si iscrisse all’Accademia di Belle Arti per seguire le lezioni di Karl Blaas e soprattutto del fine ritrattista Ritter von Engerth. Nella capitale asburgica Barison si trattenne almeno fino al 1878 per rientrare in seguito a Trieste. Qui una borsa di studio del Comune gli consentì di recarsi a Roma per due anni tra il 1880 e il 1882 dove – secondo quanto affermato da Remigio Marini nel 1964 (R. Marini, Barison, Giuseppe, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 6, Roma 1964, p. 386) – conobbe Mariano Fortuny dalla cui pittura rimase affascinato. Se i suoi esordi artistici si collocano nell’ambito del Romanticismo con la realizzazione di numerosi quadri a soggetto storico, successivamente egli si dedicò anche alle scene di genere e al ritratto. Dopo un prolungato soggiorno a Venezia, Barison fece ritorno a Trieste allacciando rapporti di scambio con l’ambiente figurativo monacense. Il suo stile rimase sempre improntato da uno spiccato accento oltralpino rilevabile, in particolare, nell’attenzione riservata al disegno per la definizione di forme e volumi, nella convinta adesione al dato di natura tradotto spesso con cura lenticolare del dettaglio, nell’osservazione dei rapporti luministici e chiaroscurali della composizione. Se un’inflessione veneta risulta percepibile nel ritratto di cui si tratta essa è rilevabile semmai nel tentativo, appena accennato, di sfumare i contorni della figura allo scopo di inserirla visivamente nello spazio atmosferico interno al dipinto. La data indicata dall’artista per l’esecuzione dell’opera, del resto, ne colloca la realizzazione al 1897 ovvero alla raggiunta maturità artistica del suo artefice che aveva ormai alle spalle, non solo gli studi accademici viennesi, ma anche il periodo di residenza romana e veneziana. Le misure congruenti e l’impostazione del ritratto inducono a ritenere il dipinto in pendant con quello di cui alla scheda successiva [cf. inv. 181/06- scheda OA 22326]. (GRANSINIGH 2007, p. 72)
Gransinigh V., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007
Gardonio M., Giuseppe Barison, Trieste 2006, 8
Malni Pascoletti M., La pinacoteca di Palazzo Attems, in Studi Goriziani, Gorizia 1977, XLV