Donna oziosa, dipinto, Rotta Antonio, XIX

Oggetto
dipinto
Soggetto
ritratto di donna
Autore
Rotta Antonio (1828/ 1903)
Cronologia
1850 ca.
Misure
cm - altezza 53, larghezza 42
Codice scheda
OA_22336
Collocazione
Gorizia (GO)
Palazzo Attems Petzenstein
Musei Provinciali. Pinacoteca
Iscrizioni

Ritratto di una giovane donna con il capo appoggiato sulla mano destra in atteggiamento di malinconica meditazione. I capelli biondi sono raccolti e fermati da un nastro di velluto azzurro e da una rosa bianca. Sopra il capo un filo di perle. La camicia leggera, quasi trasparente, lascia scoperta la spalla e il seno sinistro.

Sul fondo scuro della tela si staglia la figura a mezzo busto di una giovane donna con i capelli raccolti e impreziositi da una elaborata acconciatura; indossa una veste bianca che le lascia abbondantemente scoperto un seno, mentre si sorregge il capo reclinato con la mano destra. Il dipinto, ricondotto al pennello del pittore goriziano Antonio Rotta, richiama quello di analogo soggetto dal titolo Meditazione conservato a Trieste presso il Civico Museo Revoltella (F. FIRMIANI – S. MOLESI, Catalogo della Galleria d’Arte Moderna del Civico Museo Revoltella di Trieste, Trieste 1970, p. 255, fig. 103). L’opera di cui si tratta sembra ispirarsi alla copiosa produzione di Natale Schiavoni, pittore di ammiccanti grazie muliebri che del ritratto femminile allegorico aveva fatto uno dei suoi generi prediletti. Tali modelli dovevano, del resto, essere ben noti all’artista che studiò e visse per lungo tempo a Venezia. Nato nel capoluogo isontino da Antonio Lodovico e da Gioseffa Stubel, che gestivano un locale pubblico noto come “Caffè Pedocio”, in contrada del Corno, Antonio Rotta apprese i primi rudimenti della pittura da Vincenzo Cristofoletti, autodidatta di qualche merito. Fu, però, solo grazie all’interessamento e al sostegno economico di Carlo de Catinelli, ex ufficiale dell’esercito, mecenate di alcuni giovani artisti goriziani come Giuseppe Battig, che il giovane pittore poté iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Giunto tra le lagune nel 1841, prese a seguire le lezioni di Odorico Politi e Ludovico Lipparini conoscendo Angiolina, figlia di Lattanzio Querena, che finì per sposare e da cui ebbe il figlio Silvio, anch’egli destinato a seguire le orme paterne nel campo dell’arte. Pur dedicandosi saltuariamente al quadro di soggetto sacro, fu nel dipinto di genere che l’artista offrì le sue prove migliori avvicinandosi al vero con ironia e con attenzione quasi affettuosa per gli aspetti più caratteristici della vita del popolino in mezzo al quale aveva vissuto almeno fino al suo trasferimento a Venezia. La tela del museo goriziano esula, iconograficamente, da quest’ambito e deve essere intesa come un’esercitazione sugli esempi dello Schiavoni, realizzata verosimilmente intorno alla metà dell’Ottocento o poco oltre al termine degli studi accademici veneziani. (GRANSINIGH 2007, p. 90)

BIBLIOGRAFIA

Gransinigh V., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007

Malni Pascoletti M., La pinacoteca di Palazzo Attems, in Studi Goriziani, Gorizia 1977, XLV

Di Colloredo Toppani B., Dipinti inediti dei Musei Provinciali di Gorizia, in Studi Goriziani, Gorizia 1977, vol. XLV, genn.-giugno