Ritratto di Carla Gigliola Mosettig, dipinto

Oggetto
dipinto
Soggetto
ritratto di donna: Carla Gigliola Mosettig
Autore
Cronologia
1927
Misure
cm - altezza 55, larghezza 50
Codice scheda
OA_27473
Collocazione
Trieste (TS)
Palazzo Galatti
Collezione della provincia di Trieste
Iscrizioni

Ritratto di donna raffigurata seduta, a mezzo busto di fianco. Sullo sfondo una parete liscia e priva di dettagli. La donna indossa un abito o forse un semplice drappo che copre il busto lasciando scoperte le spalle.

Il dipinto è uno dei numerosi ritratti dedicati da Sambo alla moglie Carla Gigliola Mosettig. L'opera, datata 1927, rivela ormai la piena svolta stilistica operata dall'artista in direzione di una sua personale adesione alla poetica del Novecento Italiano. Tale poetica viene affrontata dall'artista attraverso l'esibizione di un'evidente riduzione dei dettagli all'essenziale. Nel dipinto unica protagonista è la giovane donna rappresentata con efficace taglio fotografico, nella purezza delle sue candide forme, a mezzo busto contro uno sfondo asciutto e luminoso. Ella, colta di fianco e seduta su una sedia, di cui si intravvede lo schienale, volge lo sguardo verso lo spettatore e scopre generosamente le nude spalle, appoggiando la mano sinistra sul grembo. Salda è la linea di contorno che disegna la figura, mentre la luce scivola sull'epidermide, mettendo in risalto la soda giovinezza delle carni. Volutamente Sambo sfuoca la resa del particolare. Così del volto si intravvedono i lineamenti essenziali e dell'abbigliamento le poche linee di composizione. Nonostante questo, il pittore non soffoca del tutto la sua vena narrativa. Della moglie egli coglie il taglio alla moda dei capelli, le rosee rotondità del volto a lui caro, l'intensità emotiva del carattere in quello sguardo, appena abbozzato eppure così efficace, costruito attraverso un sapiente gioco di ombre. Ridotta a puro volume contro uno sfondo piatto e luminoso la donna non si riduce così a mera effige classica, ma conserva nella sintesi e nella purezza della forma tutta lo spessore della sua personalità e sensibilità femminile, offrendosi allo spettatore in un'immagine di candida sensualità. Morto l'artista, anche quest'opera che dovette essergli profondamente cara, venne donata dai suoi discendenti, insieme ad un congruo numero di opere, annoveranti soggetti prevalentemente familiari, alla Collezione della Provincia di Trieste.

BIBLIOGRAFIA

Cataldi A.T., Edgardo Sambo, Trieste 1999, 1

Fasolato P., Donazione Sambo, Trieste 1989, maggio