Ritratto di Anna Sambo, dipinto, Sambo Cappelletti Edgardo, XX

Oggetto
dipinto
Soggetto
ritratto di donna: Anna Sambo
Autore
Cronologia
1928
Misure
cm - altezza 75, larghezza 58
Codice scheda
OA_27474
Collocazione
Trieste (TS)
Palazzo Galatti
Collezione della provincia di Trieste
Iscrizioni

Ritratto di donna seduta con gambe accavallate e gomito sinistro appoggiato al poggiolo della sedia. Indossa un abito bianco con scialle adagiato sulle spalle.

L'opera si colloca verso la fine degli anni '20, quando l'artista ha già percorso le tappe decisive della sua formazione e si accinge a conquistarsi un proprio autonomo linguaggio pittorico, non mancando in questo di confrontarsi con quanto lo circonda e con quelle che sono di volta in volta le nuove conquiste consolidate in campo pittorico dalla moderna ricerca artistica. E' questa la fase in cui Sambo abbandona gradatamente le spinte secessioniste che lo avevano affascinato a lungo dopo gli studi viennesi e monacensi, ammoderna la sua maniera impressionista alla luce dell'ultima pittura francese conosciuta a Roma e si affaccia timidamente verso una prima adesione ai valori pittorici e formali del Novecento Italiano. Il dipinto in questione ben rispecchia questo tipo di evoluzione. In esso la giovane Anna Sambo viene raffigurata, con abile inquadratura fotografica, seduta. Appoggia il gomito sinistro alla sedia e tiene le gambe, tagliate dal campo della visione appena sotto il ginocchio, accavallate. Lo sguardo della giovane dagli occhi profondi e scuri non incontra lo spettatore, ma è rivolto altrove. Anna si appoggia alla spalliera della sedia abbandonandosi contro la parete alle sue spalle e di essa l'artista restituisce con rapida pennellata i decori della carta da parati. La luce illumina l'incarnato della figura femminile. La solida tessitura dell'epidermide è resa tramite una sferzante e decisa pennellata di colore che non sfalda la forma, qui del tutto ricomposta nella sua solidità, ma ne percorre e risolve i sodi volumi attraverso il palese ricorso al bianco, piuttosto che all'accostamento di toni complementari. Essa riverbera così il candore dell'abito bianco sulle carni della giovine fanciulla e accende di vivide luminescenze lo scialle rosso che si adagia sulle spalle, richiamandole con mirati accordi tonali sulle guancie piene e rosate e sulle labbra tumide e appena socchiuse. Nel sottile e graduale incedere con cui in questo quadro mostra di lasciarsi alle spalle la prima fase della sua sperimentazione artistica, per volgersi verso la rinnovata classicità formale del Novecento, Sambo da già prova di quanto personali ne diverranno gli esiti nella sua opera. Qui infatti, pur risultando tale processo già in atto, non si perde traccia di quella capacità di analisi ed introspezione emotiva che ne aveva caratterizzato le opere precedenti e per la quale tanto cara quanto utile gli era stata la formazione conseguita in ambito tedesco. Dopo la morte dell'artista il dipinto è entrato a far parte della Collezione della Provincia di Trieste, insieme al nucleo di sue opere, donate all'istituzione dagli eredi.

BIBLIOGRAFIA

Cataldi A.T., Edgardo Sambo, Trieste 1999, 1

Fasolato P., Donazione Sambo, Trieste 1989, maggio