Ritratto di donna seduta di tre quarti, quasi a figura intera. Indossa un abito chiaro a righine azzurre con inserti neri. Sullo sfondo una parete priva di dettagli rivestita di carta da parati a righe colorate.
Questo dipinto viene ricondotto dalla bibliografia sull'artista al primo decennio del Novecento per le evidenti connessioni che esso presenta con le variabili culturali della sua prima formazione. Con esso l'artista triestino si cimenta in un genere che gli rimase assai caro negli anni, il ritratto. Il soggetto rappresentato è in questo caso una giovane donna raffigurata quasi a figura intera, seduta su quello che sembra essere un letto o forse un sofà. La donna indossa un elegante abito da giorno dei primi del Novecento, ha capelli corti e scuri, tagliati alla moda e tiene tra le mani un paio di guanti. La sua figura candida e luminosa si staglia con evidente contrasto, quasi statuaria, contro lo sfondo, una parete scevra di dettagli, animata dalle tinte spente della carta da parati. Da un punto di vista strettamente stilistico l'opera si può ancora ricondurre alla formazione prevalentemente tedesca del suo autore. In essa infatti si ritrovano le tracce della scuola realista del Leibl-Kreis, nella capacità e immediatezza con cui si riesce a cogliere la realtà della visione nelle sue condizioni di luce e di istantaneità emotiva con una pennellata materica e decisa che non sfalda la forma, ma le restituisce solidità e robustezza formale. Più rapida e sferzante si fa la tecnica pittorica nella resa di quelle che sembrano le lenzuola del letto su cui siede la donna, esibendo connotati chiaramente impressionisti, mentre essa ritorna salda e accuratemente guidata nella resa dello sfondo variopinto a fasce verticali. Alla scuola tedesca del resto riportano anche le gamme della cromia spente e terrose, pur nella luminosità diffusa, e tali da ricordare la "Tonmalerei" monacense. A questa data tuttavia Sambo aveva forse già avuto modo di confrontarsi con quanto nella ritrattistica andavano sperimentando gli artisti operanti a Trieste, alcuni dei quali avevano intrapreso la strada del fortunato genere del ritratto mondano, coadiuvato nella sua realizzazione dall'uso della fotografia. E forse di ciò è riscontrabile qualche ritorno in quest'opera che inaugura un interesse per la moda degli abiti e delle acconciature che rimarrà a lungo una costante nel suo autore. Anche quest'opera è entrata a far parte, alla morte del pittore, della Collezione della Provincia di Trieste, cui è stata donata dai suoi discendenti.
Cataldi A.T., Edgardo Sambo, Trieste 1999, 1
Fasolato P., Donazione Sambo, Trieste 1989, maggio