in basso a destra: E. Sambo
Ritratto d'uomo a mezzo busto, leggermente di tre quarti contro uno sfondo scuro. L'uomo indossa abiti distinti e volge lo sguardo verso un punto preciso di fronte a sé.
Nel percorso artistico di un pittore versatile e disponibile alle più diverse sperimentazioni artistiche del suo tempo, come Edgardo Sambo, quest'opera risulta apparentemente di non facile collocazione temporale. Tuttavia quanto riscontrato sul verso della tela, una pellicola pittorica raffigurante "Autoritratto di Edgardo Sambo" (scheda: OA 27472) e il confronto con alcune foto che ritraggono l'artista negli anni del primo conflitto mondiale e immediatamente successivi, inducono a ritenere che quest'opera possa effettivamente corrispondere ad un "Autoritratto". Considerato che in altre foto che lo ritraggono nel corso degli anni Trenta con i familiari e in alcune occasioni ufficiali, l'artista risulta fisicamente molto cambiato, l'arco cronologico di realizzazione dell'opera si restringerebbe al periodo 1914-1925. L'impostazione ufficiale cui il ritratto evidentemente risponde, potrebbe ricondurlo alla celebrazione di un incarico particolarmente importante conseguito dall'artista nel corso degli anni Venti: la nomina a direttore del Civico Museo di Belle Arti "Pasquale Revoltella" o quella a primo segretario regionale del Sindacato Fascista di Belle Arti. In uno di questi importanti eventi della carriera artistica e istituzionale di Sambo, infatti, potrebbe trovare conferma la cronologia sopra proposta per l'opera. Anche il linguaggio pittorico esibito dal dipinto sembra corrispondere alle sperimentazioni in atto nell'opera di Sambo di quel periodo. La veste ufficiale suggerisce al pittore la ripresa di modelli di rappresentanza ben precisi, tra i quali non sembra mancare un riferimento ancora alla ritrattistica ufficiale di marca tedesca, nei toni cupi e terrosi, nell'accostamento del soggetto ad uno sfondo scuro, definito da poche pennellate sfrangiate, e nell'impeccabile eleganza esibita dall'abbigliamento. Al tempo stesso già è possibile presagire l'imminente accostamento alla poetica del Novecento Italiano, nella salda plasticità dei volumi, resa però attraverso una pennellata pastosa e dinamica di stampo impressionista e priva, nell'indagine psicologica del personaggio, cui ancora una volta Sambo non rinuncia, di quel carattere affettato e distante che gli è comunemente proprio. Ben traspare infatti lo spessore umano dell'io in quest'opera dove è in atto qualcosa di più di un semplice ritratto di parata.
Cataldi A.T., Edgardo Sambo, Trieste 1999, 1
Fasolato P., Donazione Sambo, Trieste 1989, maggio