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in basso sul cartiglio: Johannis Baptistae Coneglanensis opus/ 1496 adì primo/ avosto
La tavola, firmata e datata, giunse a Gemona intorno al 1497, anno in cui terminarono i lavori di costruzione della chiesa delle Grazie. Già nel 1579 risultava danneggiata tanto che il Comune di Gemona stabilì di far intervenire il pittore udinese Sebastiano Secanti. Fu probabilmente il figlio, Secante Secanti, a porre mano per primo all'opera dalla quale trasse nel 1590 una copia . Abrasioni e rifacimenti hanno infatti intaccato e alterato in più punti la stesura originale e, in particolare, la figura della Vergine. Si ammira tuttavia ancora lo schema compositivo tipico delle raffigurazioni di Cima. Come scrisse Giuseppe Marchetti, "se la perfezione di tutto il dipinto era uguale a quella della testa del Bambino che è rimasta fortunatamente intatta, il quadro di Gemona doveva considerarsi un'autentica meraviglia". Interessante risulta il confronto tra il dipinto di Gemona (1496) e quello di qualche anno posteriore (1504) della Madonna con Bambino ora a Este nel Museo Nazionale Atestino. Entrambi furono eseguiti da Cima per chiese francescane degli osservanti: santa Maria delle Grazie e santa Maria della Consolazione. Il cartellino con la firma di Cima e la data è fissato in tutti e due alla balaustra oltre la quale è seduta la Madonna, la cui figura appare non intera, ma di tre quarti volta verso destra, con il Bambino sulle ginocchia davanti alla tenda verde. Il bambino coperto da una camiciola stretta da benda assume una posa leggermente diversa e toni più alti paiono caratterizzare la tavola d’Este nella quale spicca il giallo splendente dei risvolti del manto; anche lo scorcio (una rupe con rocce sporgenti e uno scorcio lacustre) che palesa un richiamo alla grafica di Dürer, è accordato su toni più caldi, quasi dorati. Nella tavola gemonese la veduta è invece armonizzata, in funzione chiaroscurale, nella gamma di verdi e azzurri. L’opera di Cima fu oggetto di un singolare furto. Nel 1972, nella notte tra il 15 e il 16 gennaio, fu sottratta da ignoti e dopo un anno e cinque mesi di ricerche fu ritrovata nella notte tra il 18 e il 19 giugno 1973 dagli agenti della Guardia di Finanza ai quali era giunta una segnalazione, dietro il cimitero di Risano in comune di Pavia di Udine, nascosta sotto un mucchio di fieno. Da allora il prezioso dipinto non tornò più nella chiesa gemonese dove fu sostituito dalla copia di Secante Secanti.
Humfrey P., Cima da Conegliano, Cambridge 1983