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in basso: Tino
sul retro: Tino Piazza/ da Noale
Il bordo del piatto sale verticale per poi allargarsi con un margine piatto. Esso raffigura un paesaggio collinare sullo sfondo del quale gli uomini si affannano a costruire la torre circolare con incastellature. Dall'alto Dio scaglia dei fulmini contro gli uomini.
Negli ultimi anni di vita a partire dal 1973 Agostino Piazza si dedicò alla lavorazione della ceramica, che gli permetteva di esprimersi in una linguaggio artigianale e di mettere a frutto le sue conoscenze tecniche. Nel 1 980 tutta questa produzione di arte applicata, che sarebbe riduttivo e in giusto considerare di importanza secondaria, fu esposta a palazzo Scotto n ella sede della Biblioteca Comunale di Noale riscuotendo un grande successo di pubblico. Piazza riprese la tradizione popolare dei piatti decorati, tipica del Veneto e in cui possono citare le ditte Galvani di Pordenone e Pezzetta di Buja. Sui piatti, dalle dimensioni diverse, dipinse storie di argomento sacro ispirandosi molto liberamente a opere medioevali. Manca ogni tipo di prospettiva, le figure sono costruite con la prospettiva gerarchica e sono inserite in ambientazioni fantastiche combinandosi elegantemente con lo spazi o circolare dei piatti (Bucco, 2003, pp. 87-89). I piatti erano acquistati da Piazza sotto forma di biscotti preconfezionati e il forno serviva solo per fissare i colori e applicare lustri e vetrine. I piatti dipinti a smalto da Agostino Piazza sono tutti firmati Tino su l recto , mentre sul verso compare spesso la firma "Tino Piazza da Noale" poiché l'autore voleva denominarsi come gli artigiani medioevali dal luogo di provenienza. Come negli esempi storici, spesso alla firma era aggiunto il monogramma costituito da una H sormontata da una T. Tra il 1973 e il 1978 sono datati altri tre piatti che raccontano storie bibliche del Vecchio testamento. Nel piatto schedato è raffigurata la torr e di Babele, che ricorda le architetture veneziane e la torre del Bovolo, tante volte ritratte nei graffiti. L'artista la raffigura invece che come una ziqqurat, come un edificio a più piani cui si accede con scale. Intorno ad essa si affaccendano i costruttori e ogni arco riquadra una figurina, come nella via Crucis del Contavalle ogni finestra mostrava un personaggio.