primo modulo a sinistra della fila inferiore: 76
secondo modulo da sinistra, fila inferiore; in basso a destra: SIGNOR/ MIDOLIN/ STESSERE I MIEI PAIS // A. GIACOMINI
terzo mudulo da sinistra, fila inferiore: ZOMEAIS CUELALT/ DAPRAT NOGLAREDE/ CISERIIS COLERUMIZ/ MALMASERIE CUJE/ STELE BULFONS/ LULINIS MADONE/ SEDILIS NANARIA/ SAMARDENCJE
Quarto modulo da sinistra: .. E TANC' NUS AN JUDAT/ 6 DI MAI DAL 2001
Su ogni modulo: Ermacora / 99
I moduli si dispongono in un incasso del muro dipinto di nero. Il rilievo è composto da sedici moduli in terracotta, le tre file più alte ripetono gli elementi di "Grande faglia" nei tagli, nelle impressioni di tele, nello scomporsi delle superfici parcamente colorate. Nei quattro moduli della fila inferiore di legge la data del terremoto, l'orologio formato da una riflessione di Giacomini con l'ora del sisma, nel terzo i nomi delle frazioni di Tarcento distrutte dal sisma, il quarto la mano impressa e il ringraziamento ai soccorritori.
Il rilievo decorativo sembra uno sviluppo delle opere realizzate per il comune di Magnano in Riviera, sia pure articolate in maniera del tutto diversa. I soggetti sono simili poiché nel rilievo tarcentino nei quattro moduli inferiori compare il motivo dell'orologio che fissa le nove meno un quarto, l'ora del terremoto", una frase del poeta Giacomini, i nomi delle frazioni di Tarcento distrutte dal sisma, il ringraziamento a coloro che da lontano sono venuti ad aiutare. La disposizione e l'articolazione dell'opera è invece assolutamente originale: si tratta di una composizione di dodici moduli quadrati che compongono un quadrato. I moduli in terracotta riprendono (o sono gli stessi) nei tagli, nelle fratture, nelle rugosità accostate a superfici lisce gli elementi della "Grande faglia" (1999) esposta a Tarcento. Le parti in ceramica recano l'impronta degli oggetti buttati via come rifiuti dalla nostra società. Carte, reti, stracci, corde, pneumatici servono all'artista per imprimere la propria orma che si conserva come un reperto fossile. Gli oggetti non solo vengono nobilitati, ma rivelano inedite strutture decorative in cui il positivo e il negativo, il ruvido e il liscio, il colore naturale e quello artificiale dialogano tra loro in una composizione degli opposti. Un'operazione colta quella di Ermacora, in cui nel recupero dell'oggetto attraverso la sua impronta si avvertono echi della Pop Art insieme a un certo gusto surrealista nel frottage. Nei moduli appare il "riflesso misterioso di oggetti che apparentemente non vediamo, ma che pur possiedono una solida e profonda materialità" (Maniacco, 2000, p. 12 ). Colpisce nell'ultimo modulo a destra in basso l'impronta della mano di Ermacora , apotropaica e magica nella sua presenza assenza, nell'arte tribale e primitiva aveva infatti un significato di protezione e possesso.
Giancarlo Ermacora, Giancarlo Ermacora ceramista scultore, Udine 2005