Noi usiamo i cookies
Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Le informazioni raccolte attraverso i cookies di tracciamento e performance non identificano alcun visitatore individuale. Se vuoi aiutarci a garantire un servizio migliore premi il pulsante [Accetta], altrimenti scegli [Rifiuta]. Per maggiori informazioni leggi l'informativa estesa sull'uso dei cookie.
In primo piano si snoda una processione pasquale, in cui si rappresenta la Veronica che asciuga il volto di Cristo. La parte superiore del dipinto, privo di orizzonte, è occupato da casolari rustici e campi coltivati divisi da filari di gelsi. Il dipinto ha una cornice bianca.
La tempera si inquadra nel ciclo delle "Feste campestri" eseguite tra il 1966 e il 1967, dipinti " dai toni di fiaba popolare" (Dell'Agnese, 1993, p.823) in cui Piazza ritorna al figurativo. Si tratta di "allegorie popolari" (Toniato, 1985, p. 20) in cui l'artista riproduce con gusto naive gli ambienti e la vita della campagna, le feste popolari. Le raffigurazioni di case contadine, chiese, prati sono animate da gruppi di figurine, quasi moderne macchiette. Nelle feste campestri Piazza reinterpretò forse in chiave personale i suggerimenti del neorealismo, in particolare di quello che "recupera le arcaiche radici della cultura rurale e si riallaccia alla pittura nordica antica e moderna" (Damiani, 2001, p. 143). In particolare si possono ricordare le somiglianze con le Feste popolari e le Case dipinte dall'amico Sergio Altieri tra 1949 e 1960. Anche in Piazza infatti il "realismo si trasformava in un dettato immaginoso ed emotivo" (Damiani, 2001, p. 51). Dal punto di vista del soggetto la tempera si collega al dipinto "Processione a Noale", ma nell'opera schedata la processione pasquale è inserita nella campagna goriziana e non sullo sfondo della cittadina veneta. L'opera si collega in particolare al bozzetto schedato con il n. 115677 per la stesura espressionista del colore e l'uso di stilemi cubisti nella resa delle figure. Studiate sono le contrapposizioni di zone chiare e scure per far emergere la rappresentazione dei gelsi, che si trasformano in calligrammi astratti preannuncianti il periodo dei Rilievi. La rappresentazione del paesaggio con inversioni cromatiche di chiari e scuri sembra collegarsi alle contemporanee xilografie di Lojze Spacal.