Il Credo, rilievo, Piazza Agostino, XX

Oggetto
rilievo
Soggetto
non figurativo: astratto
Autore
Piazza Agostino (1935/ 1981)
Cronologia
1966 ca.
Misure
cm - altezza 100, larghezza 100, profondità 5
Codice scheda
OA_28635
Collocazione
Mossa (GO)
Collezione privata Piazza Agostino

Il soggetto astratto riprende motivi geometrici e cuneiformi, incisi e disposti l'uno vicino all'altro. Il rilievo applicato su tela ha una cornice ed è coperto da un vetro.

L'opera fa parte del ciclo dei rilievi plastici in gesso databili tra il 1 966 e il 1978, che costituiscono secondo Toniato la ricerca artistica più importante di Piazza Furono eseguiti nel periodo in cui Piazza fece parte del gruppo 2 x Go insieme ad Altieri, Mocchiutti, Monai, de Gironcoli, Doliach, Komel, Pecanac, Pergar, Jejcic, Medvescek, Volaric. Il nome significava due volte Gorizia vista nella componente italiana e in quella slovena (Nova Gorica). Tra il 1969 e il 1973 il gruppo di artisti italiani e sloveni tentò un significativo esperimento culturale per superare i confini. Il gruppo esaltava l'internazionalismo della cultura e dell'arte e reagiva all'isolamento delle province di confine. Fonte di ispirazione per tutti era il territorio giuliano e il Carso, interpretato in forme non figurative. Ogni artista operava in modo autonomo legandosi alle avanguardie del Novecento: Piazza si ispirò all'astrattismo, che elaborò in modo personale. I van Sedej (1973, s. p. ) afferma che i pannelli plastici di Piazza si ispirano al Costruttivismo e allo strutturalismo nella griglia di fondo, ma contengono ancora rimandi realistici per esempio nel riprodurre le impronte della natura, animali o piante, nel gesso. Nella riproduzione dell'impronta della realtà naturale possono non essere estranee anche influenze degli automatismi surrealisti. I rilievi rientrano nello sperimentalismo e nella contaminazione dei generi tipici di Piazza. Scultura, pittura, sottosquadri, graffiti si fondono in rilievi di gesso applicati su tela. Innumerevoli piccole forme geometri che a rilievo o incise si dispongono una vicino all'altra a rendere formazioni geologiche, impronte naturali, visioni urbane viste dall'alto. Le superfici diventano tessiture plastiche in cui i vuoti e i pieni creano sviluppi segnici molto vari e imprevedibili "labirinti visivi, stratificazioni visionarie" (Toniato, 1985, p. 20). Acutamente il critico Fulvio Monai vede nell'opera di Piazza soluzioni affini a quelle di Arnaldo Pomodoro. Altri riferimenti rimandano forse a Emilio Scanavino. Anche l'opera di Piazza si inserirebbe dunque nel clima segnico informale milanese in cui i calligrammi di Klee, Wols e Tobey sono tradotti nella tecnica dell'impronta e dello stampo. Mentre Pomodoro realizza le sue opere in bronzo, Piazza si limitò per motivi economici al gesso. L'opera schedata è stata esposta all'INTART del 1967, portata a Klagenfur t nel 1968 e probabilmente a Gradisca nel 1968 e a Nova Gorica nel 1969, nonché nella personale postuma del 1985. Probabilmente fu esposta a Venlo nel 1967, ma non esiste documentazione fotografica in proposito.

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