Allegoria matrimoniale, dipinto, Barazzutti Francesco, XX

Oggetto
dipinto bozzetto
Soggetto
carro del Sole
Autore
Barazzutti Francesco (1847/ 1918)
Cronologia
1873 ca. - 1904 ca.
Misure
cm - altezza 72, larghezza 90
Codice scheda
OA_29937
Collocazione
Gemona del Friuli (UD)
Palazzo Elti
Museo civico di Gemona

Entro il soffitto quadrangolare con angoli smussati si apre uno sfondato: a sinistra il carro del sole trascinato verso destra dai cavalli, guidati da un putto. Sul cocchio un uomo e una donna coronati da Amore (?). In alto al centro figura femminile entro un cocchio conchiglia, probabilmente Venere con il simbolo delle colombe. In basso attorno ai due stemmi Minerva armata a destra e una Allegoria della Fama soffia la tromba. Gruppi decorativi e statue monocrome scorciate si dispongono ai lati. La parte figurata è inquadrata da profili scuri sulla tela rettangolare non intelaiata.

Il bozzetto doveva servire a decorare un soffitto, come mostra il profilo irregolare della parte figurata con angoli smussati. Fa parte della raccolta di bozzetti appartenenti a Francesco Barazzutti, passati in eredità al la sua morte nel 1918 al figlio Giuseppe e alla morte di quest'ultimo al nipote e attuale proprietario. Nonostante manchi la firma, l 'attribuzione a Francesco Barazzutti è dunque assolutamente certa poiché si conoscono le circostanze in cui l'opera è entrata a far parte della collezione. Francesco Barazzutti (1847-1918), padre del pittore Giuseppe Barazzutti, fu titolare di una famosa bottega gemonese di decorazioni sacre attiva nell'Impero Austro Ungarico e in Friuli. Soggiornò a Graz (1876-1887), operò nel salisburghese (1883) e a Badgastein (1890) venendo in contatto con i grandi impresari Giacomo Ceconi di Montececon e Angelo Comini. Il figlio Giuseppe ne riprese l'attività con i collaboratori Domenico Forgiarini, Antonio Della Marina e Adolfo Elia, alternando l'attività pittorica all'attività di decoratore, con la quale si sosteneva economicamente. L'iconografia del bozzetto risale alla vulgata tiepolesca tipica dei gemonesi che interpolavano disinvoltamente Manierismo veneto e il Rococò. Barazzutti riprese l'iconografia del Carro del Sole dagli affreschi di Tiepolo per palazzo Clerici a Milano (1740) o per Wurzburg (1750-1752) e accentua i significati di allegoria matrimoniale già presenti nella residenza. Come avverte a ragione Silvano Crapiz i due stemmi in basso circondati dalla Fama e da Minerva, i due giovani sul cocchio incoronati da Amore, la figura di Venere in alto accompagnata da due colombe riconducono ad allegorie nuziali, la figura a destra che versa acqua rappresenta la Fertilità. Probabilmente il pittore doveva decorare un salone in occasione di nozze particolarmente fastose. Nonostante le ricerche non è dato sapere a quali famiglie appartengano gli stemmi, che potrebbero indicare le famiglie degli sposi e dunque i committenti. L'iconografia profana e la presenza di un timbro di un negozio viennese sul retro sembra giustificare l'inserimento del bozzetto nei dipinti realizzati dalla bottega di Francesco Barazzutti durante il periodo trascorso in Austria. Questa è la motivazione della datazione del bozzetto tra il 1873, data di un disegno raffigurante uno stemma forse riconducibile al bozzetto, e 1904, data del rientro in Italia. Secondo Silvano Crapiz sarebbe attendibile una datazione agli anni intono al 1880. La figura è inserita in un ovale e sembra destinato alla decorazione di qualche salone, come quelli che il pittore realizzò a Graz nello Johannenhof e nel palazzo di Alfonso di Borbone oppure a Badgastein nelle ville e negli alberghi, costruiti da Angelo Comini di Artegna. Ancora tra il 1905 e il 1908 Barazzutti usò schemi tiepoleschi per decorare il Castello di Giacomo Ceconi di Montececon a Pielungo. Le figure scorciate sui bordi mostrano una interpretazione popolare dei grandi affreschi tiepoleschi. Il bozzetto trova dei confronti con un piccolo album di lavoro di Francesco Barazzutti, dove egli schizzò soffitti e repertori decorativi tratti dal vero, da stampe e da libri. Sono 63 fogli con molte decorazioni di soffitti con sfondati rococò. Il pittore possedeva anche una biblioteca, costituita in gran parte da incisioni, litografie e tavole illustrate acquistate durante il soggiorno austriaco come attesta il timbro "Franz Barazzutti Kunstmaler in Graz" apposto sui fogli. Molte tavole stampate a colori si riferivano alla tradizione della pittura di Storia dal manierismo al settecento, filtrata dai pittori dell'Historicismus mitteleuropeo. Non si sa se l'opera fu o meno tradotta in decorazione; certo è che al bozzetto si può riferire quanto il gemonese Giuseppe Marchetti scrive su Francesco Barazzutti . Egli eseguì con diligenza e correttezza "lavori a carattere illustrativo e popolare, di facile lettura, di piacevole orchestrazione coloristica, senza presunzioni di alta qualità creativa, che rappresentavano una trascrizione addomesticata e quasi artigianesca dei canoni neoclassici ottocenteschi particolarmente apprezzata e gradita in ambienti sacri" (G. Marchetti, 1963, s.p.).

BIBLIOGRAFIA

Merluzzi F., Pittori emigranti nell'impero e l'artista Giuseppe Barazzutti, in Puje Pore Nuje, Brescia 2002, n.21

Giuseppe Barazzutti, Giuseppe Barazzutti. La bottega d'arte, Mariano del Friuli (GO) 1994